«So inoche dae sa ses e quartu. Est tottu serrau, non si podet colare», sussurra un uomo, in limba, mentre passeggia nervosamente su quel ponte che sovrasta la zona industriale di Pratosardo. Sì, ieri mattina non si poteva passare, nessuno ha potuto raggiungere quella porzione di Nuoro oramai diventata “terra di conquista”. Un assalto in piena regola ha scosso la città. Non tanto per il bottino, numerosi scatoloni pieni di sigarette arraffati in tutta fretta dal deposito dei Monopoli di Stato, quanto per le modalità e la spavalderia. «Ormai siamo nel Far West», tuona Giampiero Pittorra, presidente del Consorzio operatori di Prato Sardo. «Chiederemo subito un incontro alla prefetta, questa situazione è insostenibile».
Insicurezza
Una notte di terrore in quell’area del capoluogo barbaricino dove il degrado abbonda, così come la terribile sensazione di paura e insicurezza. Il piano criminale è stato imbastito con cura: tutto è filato liscio, senza intoppi. Bombole usate come finti ordigni e scritte a cui gli investigatori non danno troppo peso («Bloccate gli impianti o blocchiamo le industrie»). Pittorra puntualizza: «Un tale atto, fatto davanti alle istituzioni - non dimentichiamoci che qui a Pratosardo c’è la caserma dell’Esercito - ti dà l’idea di quanto questa zona sia poco presidiata. Ci sentiamo insicuri, e l’ennesimo episodio non fa altro che avvalorare quello che diciamo da tempo. Questa è la “terra di nessuno” da circa 18 anni. Questa oramai è diventata una “sacca”: non si può né uscire né entrare. Poi, dove sono gli impianti di videosorveglianza? Qui ognuno può fare quello che vuole. È assurdo».
Alba criminale
Dopo il recente assalto al deposito dell’Arst, con i malviventi che avevano scassinato la cassaforte, la zona industriale nuorese ha vissuto ancora una volta ore di terrore. Un’alba insolita, un risveglio tra messaggi inquietanti stampati con la vernice rossa sui teli bianchi e strade sbarrate. «I nostri uomini entrano in servizio verso 4», racconta Angelo Dessena, coordinatore della società È-Comune. «I primi ad arrivare hanno subito notato una situazione differente. La strada era sbarrata, c’era del materiale. I nostri dipendenti non sapevano come comportarsi. Chi ha tentato di avanzare per raggiungere Prato Sardo ha dovuto subito desistere: una nostra auto ha rimediato tre gomme bucate, per i numerosi chiodi che erano stati gettati sull’asfalto dai malviventi». Dessena prosegue: «I chiodi erano tantissimi, li abbiamo pure dovuti recuperare perché la nostra società è stata contattata per bonificare la strada. Comunque, quest’azione ha comportato un disagio enorme. C’era mezza città bloccata. Noi come È-Comune, l’Arst e i tanti operatori che lavorano a Pratosardo».
L’appello
Disagio e paura, innanzitutto per i numerosi operatori che da anni denunciano una situazione insostenibile. Ecco perché Giampiero Pittorra si rivolge alla Regione: «La politica deve intervenire, bisogna superare questa paralisi che la zona industriale vive da quasi vent’anni. Basta con questo commissariamento, serve con urgenza una gestione. Ci sono i soldi per gli svincoli ma non si vede niente. Chiediamo un incontro con il prefetto. In questa zona ci sono tantissime attività e centinaia di posti di lavoro. Noi viviamo nell’ansia, ogni giorno. La nostra pazienza è terminata».
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