Comune.

«Il disagio non si combatte con i daspo» 

Dopo l’abrogazione della norma che vieta l’accattonaggio si accende il dibattito 

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A scaldare gli animi ci aveva pensato Corrado Meloni, il consigliere regionale di FdI che aveva paragonato via Roma a un Suk, dove tra sbandati e venditori ambulanti per camminare era necessario fare gli slalom. La risposta dell’assessora al Benessere dei cittadini Anna Puddu era stata al veleno: «A Meloni bisognerebbe consigliare, prima di fare dichiarazioni facili e approssimative, di consultare gli atti del Comune, che evidenziano il disastro che abbiamo ereditato». Botta e risposta registrato anche mercoledì in Consiglio comunale durante il dibattito per l’abrogazione della delibera sull’accattonaggio , voluta dalla Giunta Zedda. Da due giorni quell’atto dal forte valore politico non è più in vigore: 18 sì, 8 no e un astenuto, l’esito della votazione delle polemiche.

Sì all’abrogazione

«Nessuna comunità che si definisce civile dovrebbe pensare di allontanare persone che chiedono l'elemosina o vivono per strada: con l'abrogazione di questo articolo dal Regolamento sicurezza chiudiamo questa brutta pagina della politica cagliaritana», dice Francesca Mulas, consigliera di maggioranza». «Non avere un tetto sopra la testa, o essere costretti a mendicare non deve essere un crimine: è un segnale del disagio e della sofferenza che vivono purtroppo molti nostri concittadini». Sulla stessa linea la consigliera Rita Polo : «Non è giusto e non funziona, per mantenere alta la qualità di vivibilità della nostra città, collegare e correlare gli episodi relativi alle povertà, a persone che occupano in modo improprio gli spazi pubblici, a misure come il Daspo ». Matteo Massa è il primo firmatario della proposta di delibera. « La sicurezza e il decoro urbano vanno necessariamente coniugati e perseguiti con interventi di emancipazione dalla povertà e dal bisogno. Interventi che il Comune sta portando avanti con decisione e competenza».

Scelta sbagliata

Per il consigliere d’opposizione Giuseppe Farris «sostenere che l'articolo sette sia inefficiente significa implicitamente ammetterne che la ratio è condivisibile, cioè che a fronte di un fine, giusto lo strumento è inadeguato. In realtà, l'istituto non è mai stato applicato. La verità è solo una, che questa proposta ha la finalità di richiamare l'attenzione della curva degli ultrà attraverso una visione della società in cui ci sono solo diritti e nessun dovere, dove su una scala di valori il rispetto per la cosa pubblica sta molto in basso». Per Pierluigi Mannino «l’abrogazione dell’articolo 7 privilegia un approccio accomodante: rinuncia a norme sul decoro per favorire una maggiore tolleranza verso situazioni di degrado urbano, in nome di un’inclusività superficiale.
La città così perde un po’ di rigore amministrativo, trasformando spazi pubblici in aree più permissive, dove il benessere collettivo cede il passo a una sensibilità ideologica». Contrario all’abrogazione anche Roberto Mura. «La cancellazione del divieto di bivacco e accattonaggio è un grave errore. Non perché quelle norme siano perfette ma perché eliminandole si toglie alle forze dell’ordine uno dei pochi strumenti utili per intervenire in situazioni che sono prima di tutto un’emergenza sociale. Così non si risolve il problema, lo si rende solo più difficile da gestire».

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