Ispra.

Raccolta differenziata,  l’Isola è terza in Italia con una media del 76,6% 

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Medaglia di bronzo per la differenziata: un piazzamento di tutto rispetto per la Sardegna, terza a livello nazionale. Solo l’Emilia Romagna e il Veneto riescono a fare meglio dell’Isola, ma in generale, a fronte di una produzione più consistente di rifiuti, gli italiani sembrano essere diventati più ligi alle regole, con il Mezzogiorno che fa notevoli passi avanti accorciando il divario tra Centro e Nord. Sforzi che non bastano comunque a schivare la bacchettata della Commissione europea sul fronte riciclo.

La classifica

La panoramica della situazione italiana è riassunta nel rapporto Rifiuti urbani dell'Ispra (l'Istituto superiore per la protezione e la ricerca ambientale). Analizzando i dati salta fuori che l'anno scorso sono stati prodotti quasi 30 milioni di tonnellate di rifiuti (29,9 per la precisione, il 2,3% in più rispetto al 2023), con la raccolta differenziata aumentata a livello nazionale al 67,7%: in testa il Nord al 74,2%, segue il Centro arrivato al 63,2%, e all’ultimo posto il Sud fermo a quota 60,2%. Tra le regioni le migliori performance sono di Emilia-Romagna (78,9%) e Veneto (78,2%), seguite a stretto giro dalla Sardegna (76,6%). Subito dopo il Trentino-Alto Adige e la Lombardia. Nel complesso, secondo il report Ispra, più del 72% dei comuni ha superato il 65% di raccolta differenziata. Tra le città con oltre 200.000 abitanti, i livelli più alti sono a Bologna (72,8%), Padova (65,1%) e Venezia (63,7%). Cresce la percentuale di differenziata e cresce anche il costo medio nazionale per la gestione dei rifiuti urbani: passato a 214,4 euro per abitante dai 197 del 2023, praticamente 17,4 euro in più per abitante.

Riciclo a rilento

Ancora insufficiente la percentuale di riciclo - al 52,3% -, in crescita guardando al 50,8% del 2023 ma indietro rispetto all'obiettivo del 55% di quest'anno e del 60% nel 2030. Tanto che la Commissione europea ha deciso di andare avanti nell'iter di infrazione al nostro Paese per non aver recepito correttamente - entro il termine del 5 luglio 2020 - la direttiva quadro, che fissa “obiettivi vincolanti per il riciclaggio e per il riutilizzo” dei rifiuti urbani. L’Italia ha due mesi di tempo per mettersi in regola, il rischio è che il caso finisca sul tavolo della Corte di giustizia dell’Unione.

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