Consiglio

Gli ex presidenti:«Riforme bipartisan o falliranno ancora» 

Nella commissione per la Statutaria le proposte dei leader del passato 

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Il primo via libera alle riforme arriva dal passato. O dall’esperienza sul campo, se si vuole. Gli ex presidenti della Regione apprezzano la volontà del parlamento sardo di aggiornare gli strumenti dell’autonomia, con una legge statutaria (e altre di contorno) che ridefiniscano la forma di governo, le competenze della Giunta e altro ancora. Ma avvertono: non sono innovazioni realizzabili a colpi di maggioranza. Se non parteciperanno tutti gli schieramenti politici – meglio: tutta la società isolana – qualsiasi spinta riformatrice rischierà di finire nel nulla, com’è già accaduto.

«Coinvolgere la società»

Del resto il primo a pensarla così è lo stesso Piero Comandini, presidente del Consiglio regionale che ha voluto la commissione speciale per la Statutaria e le norme attuative, e ne ha assunto la guida. «Serve la massima collaborazione tra le forze politiche e il coinvolgimento della società sarda», ha ribadito ieri, prima di accogliere in commissione gli ex presidenti della Giunta Antonello Cabras, Christian Solinas, Renato Soru e Angelo Rojch.

L’organismo consiliare ha infatti deciso di iniziare il proprio lavoro consultando chi ha “maneggiato” ai massimi livelli l’autonomia speciale. Antonello Cabras, che fu presidente dal novembre 1991 a giugno 1994, ha ricordato che, quando si discute di poteri locali, «è bene essere realistici: l’ultima parola spetta sempre allo Stato». Ha poi indicato una «condizione necessaria per raggiungere l’obiettivo della legge statutaria»: vale a dire, «che i rapporti nell’assemblea legislativa tra le diverse forze politiche siano stretti e condivisi». Perché, appunto, «queste leggi non si fanno solo con la maggioranza». Inoltre Cabras, che guidò la Giunta quando non esisteva ancora l’elezione diretta del presidente, ha invitato a «valutare come ha funzionato la Regione con entrambi i sistemi».

Fu invece eletto direttamente (nel 2019) Christian Solinas, che nell’audizione ha richiamato il lavoro fatto nella sua legislatura con le altre regioni autonome, per rilanciare la specialità: «Siamo arrivati a un testo condiviso che proponeva l’eliminazione del limite delle norme economiche e sociali, per evitare l’impugnazione delle leggi regionali; la tutela della lingua; un chiarimento sul rapporto delle leggi urbanistiche con ambiente e paesaggio; la potestà sul dimensionamento scolastico». Poi però solo il Trentino Alto Adige ha portato avanti l’iter per aggiornare il suo Statuto: «Il nostro Consiglio regionale valuti ora l’opportunità di agganciarsi a questo treno».

La rappresentanza

Solinas ha anche suggerito di rivedere la legge elettorale, specie le soglie di sbarramento: «Non esaltano la democrazia, le abbiamo sempre combattute anche a livello nazionale. Escludere dal Consiglio una forza che ottiene l’8% è una menomazione della democrazia». D’accordo con lui Renato Soru, primo governatore eletto direttamente dai sardi nel 2004: «La legge attuale non garantisce la rappresentanza, per due volte coalizioni con quasi il 10 per cento dei voti non hanno eletto consiglieri. E il forte premio di maggioranza, introdotto per garantire la governabilità, impatta sul principio di uguaglianza tra i cittadini».

Quanto agli strumenti per varare la legge statutaria e le altre riforme, compresa la riscrittura dello Statuto, Soru si è pronunciato a favore di una Consulta allargata alla società civile, più che a un’Assemblea costituente; e ha rimarcato la necessità di «trovare unità d’intenti, cosa che non è avvenuta in passato per personalismi e interessi di parte».

Chi invece non scarterebbe l’idea di un’Assemblea costituente è Angelo Rojch, presidente tra il 1982 e il 1984, che però ha insistito soprattutto sull’urgenza di «restituire un ruolo centrale al Consiglio: altrimenti si rischia un’autonomia autarchica. L’elezione diretta del presidente richiede poteri controbilanciati». C’è anche una parte dell’autonomia esistente da riscoprire: l’articolo 13 dello Statuto, sul Piano di rinascita. «Nel 1992 riuscimmo a far approvare alla Camera una legge da 4.700 miliardi di lire per l’Isola. Il Senato rinviò tutto alla legislatura successiva e poi non se ne fece più nulla: fu un atto criminale. Dopo oltre 30 anni, è il momento di riprendere in mano la questione».

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