La protesta del comitato di San Bartolomeo, contrario alla realizzazione dell’Emporio della solidarietà nell’ex mercato civico di Sant’Elia, si sposta a Palazzo di Giustizia. I residenti del quartiere hanno presentato un esposto-denuncia in Procura «chiedendo alla Magistratura di accertare eventuali profili di illegittimità sia nell'iter che ha portato alla chiusura del mercato civico Sant’Elia di via Carta Raspi, sia in azioni promosse dal Comune di Cagliari e volte a favorire il trasferimento del Centro diocesano Caritas di via Po presso lo stabile che accoglieva il mercato dal 1998, con l’apertura di un emporio solidale».
Il silenzio
Claudia Fanni è la combattiva rappresentante del comitato di quartiere di San Bartolomeo. Giura che il razzismo non c’entra, la contrarietà all’emporio della solidarietà nasce dal fatto che non si può aggiungere altro disagio a una zona già in forte difficoltà sociale. «La decisione di rivolgerci all'Autorità giudiziaria è un atto dovuto, a cui noi cittadini siamo stati costretti dall'atteggiamento di totale chiusura del Comune». Lo scorso 19 ottobre, il Comitato aveva inviato al sindaco, alla Giunta e a tutti i vertici comunali un “Esposto e memoria civica”, contenente contestazioni sulle anomalie procedurali rilevate e una formale istanza di accesso agli atti e di chiarimento. «Nonostante sia decorso il termine di legge di 30 giorni, l'Amministrazione non ha fornito alcun riscontro», afferma la rappresentante del comitato. «Non abbiamo ricevuto né i documenti richiesti, né una risposta alle nostre domande sulla legittimità dell’iter decisionale e amministrativo. Questo silenzio – precisa Fanni – suona come un rifiuto del confronto democratico e ci ha obbligato a chiedere l'intervento della Procura per tutelare i diritti della comunità».
Piano organizzato
Il comitato dei residenti del quartiere San Bartolomeo contesta soprattutto la tempistica delle decisioni e il mancato coinvolgimento dei cittadini, prima nella chiusura el mercato e, successivamente, nella sua conversione in centro di solidarietà per i più fragili. «Nell'esposto depositato in Procura, segnaliamo un’anomala cronologia dei fatti che solleva il legittimo sospetto di esser stata preordinata: accordi con la Diocesi apparsi sulla stampa mesi prima degli atti ufficiali, delibere che promettevano di “vagliare alternative” quando la decisione era già presa, e un iter in Commissione consiliare Sviluppo economico e Settori produttivi che ha avuto un solo e privilegiato interlocutore esterno».
Dubbi e autotutela
Il comitato si domanda perché la struttura comunale è stata assegnata direttamente senza procedure a evidenza pubblica e chiede di «Procedere senza indugio all'annullamento in autotutela degli atti e delle iniziative fin qui intraprese e – conclude la rappresentante – avviare l'immediata istituzione di un tavolo di confronto pubblico e trasparente».
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