A ngelino Rojch lo aveva capito al volo che la possibilità di realizzare in Sardegna la Disneyland europea sarebbe stata una svolta epocale. Ma gli risero dietro anche i suoi alleati in Consiglio regionale e la Disney scelse Parigi. Poi ci provò Mariolino Floris a sposare il concetto di turismo della Costa Smeralda firmando con l'Aga Khan il famoso master plan, rimasto però sulla carta per le invidie imprenditoriali e le contrapposizioni politiche. Erano gli anni '80 e, da allora, la Sardegna aspetta ancora un progetto di sviluppo turistico intelligente e sostenibile che vada oltre regole e divieti imposti dal ppr di Renato Soru e dai vari puc comunali nei quali, spesso travestita da ambientalista, prevale la logica delle concessioni di metri cubi trasformabili in consensi elettorali. Nella crisi post Covid il rilancio è legato all'improvvisazione e in Regione, assolvendoli per il passato, non sembrano avere le idee chiarissime sul futuro. C'è un gap di trenta e più anni da colmare, ma non c'è un progetto da mettere in campo, un'idea che vada oltre le logiche di bottega. L'Aga Khan è tornato in Costa e, dalla sua barca, l'ha vista deserta e triste. Noi ci sentiamo come polli spennati da un sistema che, a volte, dal turismo ricava solo gli introiti dei ticket per entrare nelle spiagge e per parcheggiare l'auto. Accontentandosi, in mancanza di meglio, degli spiccioli che escono dalle tasche dei soliti sardi.

BEPI ANZIANI
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