Un camion, lanciato su una frequentata strada pedonale di Stoccolma, piena di negozi, travolge la folla. Uccide cinque persone e ne ferisce 15: è il 7 aprile di un anno fa.

La folle corsa finisce contro la vetrina di un supermercato e dopo lo schianto il mezzo – che era stato in precedenza rubato - si incendia.

L’attentatore scende e si dà alla fuga.

Il suo nome è Rakhmat Akilov, ha 39 anni ed è originario dell’Uzbekistan. In Svezia è un richiedente asilo politico, ma la sua domanda era stata respinta quindi le forze dell’ordine lo cercavano per procedere con l’espulsione.

Dal suo racconto, l’attacco era stato pianificato sulla base di ordini ricevuti direttamente dall’Isis. I testimoni ricordano che, quando era alla guida del camion, procedeva a zig-zag, puntando in particolare i bambini. E, come birilli, centra diverse persone, cinque di queste moriranno. Sono Lena Berglund, di 69 anni, Ebba Åkerlund, una bimba di 11 anni che stava tornando a casa da scuola, Marie Kide, di 66 anni, Maïlys Dereymaeker, psicologa belga di 31 anni, e il britannico Chris Bevington, 41 anni, dirigente di Spotify.

Nell’abitacolo del mezzo pesante viene ritrovata anche una bomba artigianale non detonata.

(Unioneonline/s.s.)

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