È il 31 luglio 1954 quando per la prima volta una spedizione raggiunge la cima del K2 e quell'impresa porta la bandiera italiana.

Sulla seconda vetta più alta del mondo arrivano Achille Compagnoni e Lino Lacedelli, con il supporto di un gruppo formato da Erich Abram, Ugo Angelino, Waler Bonatti (il più giovane con i suoi 24 anni), Mario Fantin, Cirillo Floreanini, Pino Gallotti, Guido Pagani, Mario Puchoz (che morirà nella prima fase della spedizione per edema polmonare), Ubaldo Rey, Gino Soldà (47 anni, il più anziano), Sergio Viotto. E ancora i ricercatori Ardito Desio, Paolo Graziosi, Antonio Marussi, Bruno Zanettin, Francesco Lombardi, oltre ad altri esperti di diverse nazionalità.

La via seguita è quella dello Sperone Abruzzi, che era stato scoperto nel 1909 da un'altra spedizione, quella di Luigi Amedeo Savoia, duca degli Abruzzi. E, per la consapevolezza degli innumerevoli problemi che avrebbero incontrato, Desio aveva deciso di impostare la spedizione con una disciplina militare.

Il gruppo aveva allestito i primi campi tra la fine di maggio e i primi di giugno, dotati anche di corde fisse per consentire i movimenti e di una rudimentale teleferica manuale nella parte più bassa del percorso.

Il piano prevede una serie di tappe in cui creare i diversi campi sia per fermarsi sia per il deposito di viveri e vario materiale. Ma i rischi preventivati si presentano in tutta la loro gravità, e gli alpinisti più volte sfiorano la morte a causa del freddo e dei problemi dati dall'altitudine, come il mal di montagna e il disorientamento.

Ma Compagnoni e Lacedelli riescono ad arrivare in cima al K2 con le bombole di ossigeno: sono le 18 del 31 luglio 1954 quando toccano quota 8.611 metri.

Lì piantano una piccozza con le bandiere italiana e pachistana e si scattano anche alcune foto. Per farlo però si tolgono i guanti e questo provocherà a Compagnoni gravi congelamenti alle dita, e due di queste gli verranno amputate. Amputazione del pollice anche per Lacedelli.

(Unioneonline/s.s.)

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