Doveva essere una serata come tante, nel periodo forse più sereno della sua vita: la notte fra il 30 e il 31 agosto 1997 la principessa Diana Spencer, ormai ex moglie di Carlo d'Inghilterra, va a cena all'hotel Ritz, a Parigi, con il suo compagno, Dodi Al-Fayed.

Sono appena tornati da una vacanza in Sardegna e in Costa Azzurra a bordo di uno yacht; devono rientrare a Londra, ma decidono di fermarsi una notte nella capitale francese, nell'albergo di proprietà della famiglia Al-Fayed.

I paparazzi li hanno già adocchiati, quindi la coppia preferisce cambiare location: il capo della sicurezza, Henri Paul, li accompagna e guida l'auto.

È da poco passata la mezzanotte e con loro c'è anche Trevor Rees-Jones, della sicurezza privata della famiglia di Dodi.

Mentre percorrono il tunnel dell'Alma, l'auto sbanda e si schianta contro uno dei piloni.

I fotografi raggiungono il posto in pochi minuti, qualcuno scatta immagini, altri aiutano le vittime e chiamano i soccorsi.

Dodi e Diana occupavano i sedili posteriori: non avevano le cinture di sicurezza; il primo sembra già morto (ne verrà dichiarato ufficialmente il decesso dopo un'ora), mentre la principessa mormora "Oh my god" ("Oh mio Dio"); anche per Henri Paul non ci sono speranze; l'unico a sopravvivere è Rees-Jones.

Diana viene portata in ospedale, ha subito un arresto cardiaco ed è stata rianimata ma la sua morte sopraggiungerà alle 4 del mattino.

Causa ufficiale dell'incidente è lo stato di ebbrezza, aggravata dall'uso di psicofarmaci, da parte del guidatore, ma negli anni le teorie che hanno proposto cospirazioni da parte dei servizi segreti britannici sono sempre state presenti.

(Redazione Online/s.s.)

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