È la mattina del 30 maggio del 1994 quando l'ex calciatore Agostino Di Bartolomei si spara al petto con una pistola Smith & Wesson calibro 38, sul balcone della sua casa a San Marco, la frazione di Castellabate (Salerno) dove vive.

A sentire il colpo è il figlio Gianmarco, vent'anni, che tenta di soccorrere l'ex campione, immerso in una pozza di sangue, praticandogli la respirazione bocca a bocca.

Ma ormai non c'è più nulla da fare.

Di Bartolomei, il carattere schivo e riservato, molto lontano dai canoni classici del calciatore, aveva trentanove anni quando si alzò dal letto per l'ultima volta.

Aveva giocato nella Roma, dal 1972 al 1984, vinto uno scudetto e indossato la fascia del capitano. Passato al Milan, concluse la sua carriera tra Cesena e Salernitana.

Soprannominato "Ago" o "Diba", si espresse al meglio come centrocampista, posizionato dal tecnico Nils Liedholm davanti alla difesa, mettendo in mostra carisma e intelligenza tattica.

Non si è mai saputo se fosse una coincidenza o meno, ma quel 30 maggio erano trascorsi dieci anni esatti dalla finale di Coppa dei Campioni persa ai rigori dalla sua Roma contro il Liverpool.

(Unioneonline/D)

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