Disteso sul letto, sembra dormire. Ma Cesare Pavese in realtà è morto dopo aver assunto dei sonniferi.

La tragedia che scuote il mondo della letteratura segna la data del 27 agosto 1950 e si svolge in un albergo di Torino.

Da qualche tempo Pavese, 42 anni e celebre autore di poesie, romanzi, racconti e saggi, soffre di una forma di depressione acuita probabilmente da delusioni personali e amorose. Mentre trascorre alcuni giorni di villeggiatura nella zona di Sarzana, in Liguria, conosce Romilda Bollati, sorella dell'editore Giulio, con la quale vive una breve relazione. In una lettera si legge: "Posso dirti, amore, che non mi sono mai svegliato con una donna mia al fianco, che chi ho amato non mi ha mai preso sul serio, e che ignoro lo sguardo di riconoscenza che una donna rivolge a un uomo? E ricordarti che, per via del lavoro che ho fatto, ho avuto i nervi sempre tesi, e la fantasia pronta e precisa, e il gusto delle confidenze altrui? E che sono al mondo da quarantadue anni? Non si può bruciare la candela dalle due parti – nel mio caso l'ho bruciata da una parte sola e la cenere sono i libri che ho scritto. Tutto questo te lo dico non per impietosirti – so che cosa vale la pietà, in questi casi – ma per chiarezza, perché tu non creda che quando avevo il broncio lo facessi per sport o per rendermi interessante. Sono ormai di là dalla politica. L'amore è come la grazia di Dio – l'astuzia non serve. Quanto a me, ti voglio bene, Pierina (questo lo pseudonimo usato per la ragazza, ndr), ti voglio un falò di bene. Chiamiamolo l'ultimo guizzo della candela. Non so se ci vedremo ancora. Io lo vorrei – in fondo non voglio che questo – ma mi chiedo sovente che cosa ti consiglierei se fossi tuo fratello. Purtroppo non lo sono. Amore".

E sul suo diario ci sono poi altre frasi che rappresentano il suo stato mentale: "Tutto questo fa schifo. Non parole. Un gesto. Non scriverò più".

Un malessere che lo porterà a decidere di togliersi la vita con oltre 10 bustine di sonnifero. Sul tavolino poche frasi sulla prima pagina dei "Dialoghi con Leucò": "Perdono tutti e a tutti chiedo perdono. Va bene? Non fate troppi pettegolezzi".

È stato sepolto nel cimitero di Santo Stefano Belbo.

(Unioneonline/s.s.)

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