Esattamente 19 anni fa Mosca annunciava che tutti i 118 membri dell'equipaggio del sottomarino nucleare Kursk erano morti.

L'imbarcazione era affondata nel mare di Barents, a nord della Russia, a causa di due esplosioni durante un'esercitazione militare.

In 95 sono morti sul colpo, i restanti 23 per asfissia alcune ore dopo l'affondamento, a oltre 100 chilometri di profondità e a circa 150 di distanza dalla base russa di Severomorsk.

La gestione dell'incidente - già all'epoca presidente era Vladimir Putin - non fu proprio irreprensibile. Le due esplosioni che affondarono il Kursk avvennero la mattina del 12 agosto. Il governo russo diede notizia dell'incidente solo due giorni dopo, e con diversi giorni di ritardo arrivarono i soccorsi. Sia per difficoltà tecniche sia perché Mosca inizialmente rifiutò gli aiuti stranieri.

L'annuncio del 21 agosto arrivò da Mikhail Motsak, comandante della Flotta Nord della Marina militare russa: "A bordo del Kursk non c'è alcun sopravvissuto".

Ancora oggi non si ha certezza del numero dei membri dell'equipaggio, e dunque delle vittime.

(Unioneonline/L)

Agosto 2019

Luglio 2019
© Riproduzione riservata