Il 2 maggio 1519 il mondo dice addio a Leonardo da Vinci, il genio che ha trasformato per sempre l’invenzione, l’arte e la scienza.

La morte lo coglie al Castello di Cols-Lucé a Cloux, vicino ad Amboise, in Francia, quando ha 67 anni.

Solo pochi giorni priva aveva consegnato il suo testamento, scritto davanti al notaio Guglielmo Boreau e a cinque testimoni, oltre che a Francesco Melzi, l’esecutore delle sue ultime volontà. In quello scritto spiegava di voler riposare per sempre nella chiesa di San Fiorentino. Alla cerimonia funebre voleva una sessantina di poveri, ognuno con in mano una torcia, e intorno solo i cappellani e i frati minori. Tre le messe solenni che aveva ordinato, trenta quelle "basse".

Circa 50 anni dopo la sua tomba è stata violata e le spoglie disperse per essere poi ritrovate - o almeno questo è quello che si pensa delle ossa che a Leonardo sono attribuite - e messe nella cappella di Saint-Hubert, al castello di Amboise.

Fra dipinti, invenzioni, progetti e trattati la sua opera è quasi sterminata, ma su tutte non si può non citare La gioconda, conservata al Museo del Louvre di Parigi.

(Unioneonline/s.s.)

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