Sono trascorsi 10 anni dal giorno in cui Matteo Mureddu veniva ucciso in un feroce attentato rivendicato dai talebani, in Afghanistan.

Matteo, parà della Folgore, aveva solo 26 anni e un appuntamento importante. A giugno del 2010 avrebbe raggiunto la sua fidanzata all'altare.

Il destino però vuole diversamente: quel 16 settembre del 2009 alle 12:10 ora locale (9:40 in Italia) c'è anche lui a bordo di uno dei convogli investiti dall'esplosione di una Toyota bianca carica di tritolo, a Kabul.

L'urto è violentissimo: scaglia il primo blindato all'esterno della strada e colpisce il secondo sulle parte anteriore. Muoiono Matteo e altri cinque parà: sono il tenente Antonio Fortunato, 35 anni, il primo caporal maggiore Davide Ricchiuto, 26 anni, il sergente maggiore Roberto Valente, 37 anni, il primo caporal maggiore Giandomenico Pistonami, 26 anni, e il primo caporal maggiore Massimiliano Randino, 32 anni. Vittime anche quindici civili afgani. Una sessantina i feriti, tra cui quattro militari italiani.

"Per l’Italia - si legge su L'Unione Sarda - non era stato versato mai tanto sangue in una missione all’estero dopo Nassiriya".

La notizia getta nello sconforto la sua città, Solarussa. "Dovevano dirci che questa è una guerra, non una missione di pace", il grido sconsolato della madre.

(Unioneonline/D)

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