Cosmologo, matematico, divulgatore scientifico, astrofisico. Questo e molto altro era Stephen Hawking, morto a Cambridge il 14 marzo di due anni fa.

Dagli anni Ottanta era immobilizzato per una grave malattia e comunicava con un sintetizzatore vocale. Questo non gli ha impedito di continuare i suoi studi sull'origine dell'universo, sulla cosmologia quantistica e sui buchi neri.

Il suo quoziente intellettivo, in base ai test standard, era risultato di 160, come quelli di Einstein e Newton.

Nato ad Oxford nel 1942, era a sua volta figlio di uno scienziato e fin da piccolo è emersa la sua predisposizione per la matematica ma dato che l'Università locale all'epoca non proponeva i corsi in quella materia, Hawking ha dovuto optare per altro, laureandosi alla facoltà di Scienze naturali.

Oltre alla carriera universitaria, le sue ricerche sono state oggetto di numerosi libri, anche per ragazzi, saggi e trattati scientifici.

La morte lo ha sorpreso nelle prime ore del 14 marzo 2018 e sono stati i suoi tre figli (Lucy, Robert e Tim) a darne notizie. Le cause sono state invece rese pubbliche solo nel giugno successivo: il referto riporta la dicitura "malattia del motoneurone", ma non è chiaro se si sia trattato di insufficienza respiratoria oppure infezioni o altre complicanze.

(Unioneonline/s.s.)

Marzo 2020

Febbraio 2020
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