Dopo 265 giorni di prigionia nelle mani dell'anonima sarda la 27enne Silvia Melis viene ritrovata da due agenti in borghese sul ciglio di una strada al bivio tra Galanoli e il ponte di Badu 'e Carros, vicino a Nuoro.

Agli inquirenti racconterà di essersi liberata approfittando di un momento di distrazione dei suoi carcerieri e di esser riuscita a scappare dalla tenda in cui aveva trascorso gli ultimi 75 giorni di prigionia.

Prima della liberazione viene tentata la trattativa coi rapitori, ma sfuma nel luglio del '97, dopo il mancato incontro per la consegna del riscatto.

Sono mesi di attesa, silenzi, indagini e false piste, durante i quali l'Italia attende col fiato sospeso di conoscere la sorte della giovane mamma sarda sparita nel nulla la sera del 19 febbraio 1997.

Fino a quell'11 novembre, quando Silvia fa ritorno a casa dal suo piccolo Luca di appena 4 anni.

Poi verrà il processo ai rapitori, condotto in primo grado e in appello dai giudici Mauro Mura e Gilberto Ganassi, e terminato con la condanna in Cassazione a 30 anni per il carceriere orgolese Antonio Maria Marini, a 25 per sua madre Grazia Marine e a 26 anni per Pasqualino Rubanu.

(Unioneonline/b.m.)

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