Il 10 marzo 2019 il volo della Ethiopian Airlines partito da Addis Abeba e diretto a Nairobi, in Kenya, precipita al suolo. 157 le vittime, tra le quali otto italiani.

Passati pochi minuti dal decollo, avvenuto alle 8.38, a bordo del Boeing 737 Max 8 il pilota segnala la presenza di un problema e comunica di voler rientrare nello scalo etiope. Poi l'aereo scompare dai radar.

Sono le 8.44 quando avviene l'incidente, vicino alla città di Bishoftu.

I soccorritori arrivati sul posto trovano un grande cratere e piccoli frammenti del relitto. Nessuno dei passeggeri e dei membri dell'equipaggio è sopravvissuto.

Gli italiani che hanno perso la vita sono: l'archeologo e assessore al patrimonio culturale siciliano Sebastiano Tusa; tre volontari di una onlus di Bergamo: Matteo Ravasio, Carlo Spini e Gabriella Vigiani; Paolo Dieci, a capo di Link 2007; Pilar Buzzetti, romana di 30 anni che lavorava per il World Food Programme delle Nazioni Unite; Virginia Chimenti e Rosemary Mumbi.

La sorte ha invece salvato un cittadino greco che, per il ritardo nella consegna del bagaglio, ha perso la coincidenza.

L'inchiesta condotta dall'Etiopia è arrivata in questi giorni a una conclusione: l'addestramento dell'equipaggio sarebbe stato "inadeguato". È quello che si legge in un rapporto che al momento risulta provvisorio.

(Unioneonline/s.s.)

Marzo 2020

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