Cantautore, pittore, attore.

Sarebbe un delitto scegliere un'etichetta per definire David Bowie. Persino il suo stesso nome lo è, per lui che nella sua lunga carriera ha usato più di uno pseudonimo, e vi si immergeva, camaleontico, così da confondere tutti con la sua identità fluida.

Nato a Brixton, sobborgo sud di Londra nel 1947, inizia a cantare come corista in chiesa e a 11 anni riceve dalla madre il primo sassofono: un momento cruciale della sua vita, che lo porta ad appassionarsi alla musica.

In pochi anni, suona con diverse band e incide due album da solista. La svolta arriva con il singolo "Space Oddity", che tra rock psichedelico, folk rock e space rock, conquista il grande pubblico, tramutando in musica l'affascinante, e in un certo senso spaventosa, avanzata dell'uomo nello Spazio.

Nel 1972 arriva l'album "The Rise and Fall of Ziggy Stardust and the Spiders from Mars", quinto album in studio, che contiene quelli che saranno i grandi successi di Bowie: da Starman a Ziggy Stardust, uno degli pseudonimi più utilizzati dal cantante.

A renderlo immortale non è solo l'inventiva e la capacità di destreggiarsi tra decine di generi musicali, ma lo stile: accattivante, promiscuo, a tratti effeminato, ma sempre di una presenza scenica imponente, Bowie è uno dei più significativi rappresentanti del "glam rock".

L'8 gennaio del 2016 pubblica Blackstar, il cui secondo estratto è Lazarus. Bowie, nel videoclip, è rappresentato su un letto di morte, con gli occhi a bottone, e alla fine del brano sparisce in un armadio chiudendo le ante dietro di sé.

Due giorni dopo muore, stroncato da un tumore al fegato di cui milioni di fan in tutto il mondo non sapevano nulla.

(Unioneonline/D)

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