O gni anno scolastico che comincia è una proiezione della società nel domani. Ne sono protagonisti i giovani, che della società sono il futuro. I ragazzi, anche quelli meno coinvolti, chiedono di essere aiutati a individuare i valori per i quali impegnarsi, e di avere indicazioni sulle strade da percorrere. Vogliono che le materie di studio siano il tramite per individuare i loro progetti di vita. Vogliono, magari senza saperlo dire, che gli insegnanti siano qualcosa di più di semplici professori. Invocano, inconsapevolmente, la figura del Maestro. Il Maestro è un insegnante che più degli altri lascia un segno: nella mente, nella coscienza, nell’anima di chi lo ascolta e lo segue. È colui che ha la capacità di interconnettere fra loro tutte le discipline e i diversi saperi; di trasmettere conoscenze superiori utili a forgiare carattere e personalità. Il Maestro è un educatore, che con l’esempio promuove lo sviluppo delle facoltà intellettive e morali dei discenti. Oggi la nostra scuola ha bisogno non solo di professori, ma soprattutto di Maestri. Agli uni e agli altri lo Stato, diversamente da come ha fatto finora, deve garantire dignità sociale e economica. Uno Stato che lesina sui bilanci della scuola mette a rischio il proprio futuro. La buona istruzione costa molto. Ma, come sentenziò un rettore di Harvard, per i danni che provoca «l’ignoranza costa di più».

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