S i può essere turnisti di una rubrica imparentata con la satira e, allo stesso tempo, ammonire sui rischi che la satira comporta? Vero, il genere non può avere buongusto ed è politicamente scorretto, proprio come certi Caffè. Però ha una regola: scandalizzare per far riflettere, non scandalizzare e poi facciamo una pizzata.

Eppure il presidente della Federazione degli Ordini dei biologi, l’ex senatore di Forza Italia Vincenzo D’Anna, ha deciso di passeggiare in un campo minato come la violenza sulle donne. Scrive sui social: «C’è a chi piace cruda e a chi cotta, la moglie». Voleva satiricamente criticare la violenza sulle donne, ma l’ha capito solo lui: non aiutava (anzi!) il fatto che si riferisse a Valentina Pitzalis, sfigurata col fuoco dal “suo” uomo che incendiò la loro casa di Bacu Abis, e solo lui morì. Lei, già piagata, ora è pure offesa. Più che ovvio.

Ieri era la Giornata contro la violenza sulle donne e i biologi sono spesso d’aiuto alle vittime con le analisi del Dna dell’aggressore. D’Anna avrebbe potuto ironizzare sullo stupratore o picchiatore: «Sei carino sul mio vetrino». Invece ha scelto le donne «cotte» e «crude». Ora sta ballando senza le stelle su un pavimento rovente, mentre uno dopo l’altro gli Ordini regionali dei biologi lo mollano al suo destino: quello di ex capo.

Lo ricorderemo così, crudi. Lui e il suo cognome così inopportunamente femminile.

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