Pagate, poi parlerete
Caffè Scorretto
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C i sono tante responsabilità sull’ordine pubblico, in una manifestazione di piazza. È un diritto dei cittadini, non vedersi mettere a ferro e a fuoco auto, negozi e strade. Lo è anche manifestare il dissenso.
Per garantire l’ordine paghiamo prefetti, questori e forze di polizia: devono assicurare l’assenza di incidenti, anche se il lavoro più importante è preventivo, e lo fa la Digos. Al corteo si deve arrivare già sapendo chi disturberà, il perché e chi infiltra le iniziative pacifiche per seminare il caos. Poi certo, chi organizza le proteste deve – se può - collaborare per prevenire incidenti, ma niente di più di questo.
Da sempre i cortei in Italia, e nel mondo, sono infiltrati da dentro e fuori lo Stato per farli degenerare: la violenza oscura sui media le ragioni della gente. Si fa quasi ovunque, qualsiasi sia il colore del governo: si sa. Deve però essere sfuggito al vicepremier Matteo Salvini, che pure un passato da ministro dell’Interno l’avrebbe. Anche se ora è ossessionato dai ponti, purché non tra cittadini e Stato. Propone di pretendere una cauzione da chi organizza i cortei, in caso di danni. Poi basta infiltrare, da parte di chiunque, un pugno di persone e dare l’ordine: «Al mio via scatenate l’inferno».
Salvini tagli corto e lo dica: «Vietiamo il dissenso». Per come siamo messi sull’orgoglio nazionale, magari lo votiamo in massa.