D a un punto di vista tecnico la ministra Roccella non ha torto: uno studente potrebbe tornare da un viaggio di istruzione ad Auschwitz con la sensazione che il nazismo e il fascismo abbiano qualcosina a che fare con l’antisemitismo. E quindi sì, sicuramente sarà meglio portarlo al parco di Gardaland, dal quale nessuno è mai uscito più politicizzato di come ci sia entrato. Però non sarà troppo comodo sezionare il sapere, amputare l’istruzione a seconda dei timori del momento? Non sarà meglio mettere mano a una riforma dei programmi scolastici per evitare che la gioventù italica venga su corrotta da opinioni bolsceviche, fluide e puzzinose? La matematica, per dire: tutta questa enfasi woke sui numeri arabi non finirà per sminuire implicitamente le radici cristiano-pitagoriche della nostra cultura? E l’educazione civica, una materiuzza ambigua sotto la quale, gratta gratta, è un attimo trovare quella Costituzione faziosamente scritta solo da antifascisti, alla faccia di ogni contraddittorio? Non sarà meglio abolirle e irrobustire le ore di religione e di educazione fisica (almeno non crescono gobbi come Gramsci)? Diciamole tutte, ministra. E diciamole ora che la sinistra è in debito di ossigeno. Pensi che Albanese, non sapendo più come irritare chi la ascolta, ha tirato fuori la storia che i milanesi sì che si alzano presto, non come i napoletani.

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