E lisabetta II era di una bellezza discreta, di portamento regale, di fascino intrinseco. Aveva due profili: uno da sterlina, l’altro da francobollo. Nata con la corona sul capo. Regina, certamente; ma anche leader: la più globale dei leader. Lo conferma l’alto numero di condoglianze di capi di stato e di governo e di personalità di ogni convinzione politica e credo: da papa Francesco a Xi Jinping. Forse mai più capiterà che tutto il mondo che conta esprima lo stesso sentimento, seppure con sfumature e sottintesi diversi. Né che si riuniscano in un ristretto spazio fisico come la cattedrale di Westminster tante teste coronate, alcune peraltro sulla via del declino. Pur non lasciando traccia di memorabili imprese, Elisabetta II ha segnato un’epoca, anche se il suo valore è stato più simbolico che reale. Il ‘900, definito da Eric Hobsbawm secolo breve, si è protratto fino al giorno della sua morte. Domani si celebrerà il suo secondo funerale. Al primo vi partecipò da viva. Fu in occasione del suo Giubileo di platino nel febbraio scorso. Più che una festa, una commemorazione: lei, corona scettro e carisma, parve un busto marmoreo sul trono, effigie venerata posta già sull’altare della Storia. Quello di domani sarà il falso funerale di una Regina. Che sopravvivendo a sé stessa ha finto di morire.

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