Eccolo quark
Caffè Scorretto
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L a comunità scientifica è in subbuglio dopo il recentissimo avvistamento della leopolda, già inserita da molti studiosi fra i predatori estinti come la tigre dai denti a sciabola e il lupo della Tasmania. L’apparizione, registrata anche stavolta nell’area di Firenze, ha riaperto il dibattito sulla capacità di sopravvivenza di questo piccolo carnivoro in ecosistemi sempre più ostili e poveri di fiducia, l’elemento base che gli consente di cacciare nel suo modo così peculiare.
A differenza di altri felini come il leone (Panthera leo) e il leopardo (Panthera pardus), la leopolda (Panthera poldus) non isola gli esemplari più deboli per poi assalirli ma si infiltra nei branchi di bovini (generalmente esemplari di Democratosaurus placidus) atteggiandosi a erbivora e lanciando il suo caratteristico richiamo all’unità ruminante. Quando istintivamente la mandria si compatta con le corna verso l’esterno, per fronteggiare l’arrivo da destra di un superpredatore come il Demagogus intollerans o il Plebiscitarius giorgiae, la leopolda la attacca dall’interno e la dissangua. Secondo rare attestazioni e forse per effetto del riscaldamento globale, negli scorsi anni la leopolda era stata avvistata anche nell’emisfero di centrodestra mentre cercava il dialogo con le mandrie azzurre di tajani muschiati che ancora pascolano da quelle parti, ma senza successo.