O ra che Conte ha chiuso il caso Fioramonti spacchettando - verbo molto natalizio - il ministero (sì, avrebbe assunto volentieri l'interim, ma poi Di Maio avrebbe preteso gli esterim) possiamo dedicare un pensiero meno distratto al ministro dimissionario.

Oltre la retorica del “ha detto che si sarebbe dimesso e lo ha fatto”, e anzi questa tenacia nell'andare via è forse l'elemento meno limpido, forse Fioramonti non è stato trattato in modo giusto. Sarà che molti lo vedevano come un esemplare acculturato e quindi pernicioso dei 5 Stelle old style, di un nuovismo così drastico da suonare eversivo (e aveva un certo aroma giustizialista, con questo fatto di venire da Pretoria). O sarà che i nonsense di Toninelli hanno fatto affezionare i giornali alla figura del pentastellato gaffeur, e quando i giornali mandano a memoria una cosa poi la usano come il prezzemolo. E però: i crocifissi in classe sono una cosa da Stato teocratico. E tassare lo zucchero nelle bibite non fa calare l'occupazione nelle fabbriche di gazosa ma riduce la percentuale di glucosio e quindi l'obesità infantile. Ma ridere del Pretoriano e derubricare le sue uscite a scivoloni era troppo comodo. E quindi ciao e parliamo d'altro. Teniamoci i rosari sbaciucchiati nei comizi e i presepi nei congressi di partito. E la gazosa, ovviamente: quella guai a chi ce la tocca.

CELESTINO TABASSO
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