M icroscopico omaggio a Giampaolo Pansa, che domenica se n'è andato a 84 anni. Giornalista di ventura lungamente ma non definitivamente accasato al gruppo l'Espresso, cantore sarcastico del bestiario politico (fu lui a chiamare Balena Bianca la Dc e a seguire col binocolo i congressi di partito, scrutando i politburo come lo spettatore di una farsa a teatro), editorialista, alto ufficiale dell'editoria e infine saggista controcorrente fino a voler apparire controverso, fu innanzitutto un cronista. Ecco uno spicchio del suo pezzo del 15 aprile 1982, processo alle Br per l'assassinio di Moro, un altro spicchio lo ha scelto ieri Damilano per ricordarlo su Repubblica: “Lei chi è signora?, domanda uno di noi. Ha un viso dolce, gli occhi gonfi, le labbra serrate. Si volta verso il cancello, con lo sguardo a terra. Qualcuno insiste, e allora lei mormora: sono la mamma di Ollanu, l'agente di polizia Ollanu Pierino. Me l'hanno ucciso in piazza Nicosia. Che posso dirle signore? Niente, signore. Grazie, signore”. In quattro righe c'è tutto. Il vento della ferocia sul Paese, l'assurdità, un dolore composto che non sarà mai disinvolto.

Speriamo che i cronisti di domani non debbano mai raccontare nulla di tanto terribile. Anche perché difficilmente potrebbero farlo così bene.

CELESTINO TABASSO
© Riproduzione riservata