E così questo che incombe sarà l'anno della riforma elettorale. Un tempo arrivavano ogni 12 anni (il Mattarellum del 1993 fu rimpiazzato dal Porcellum nel 2005, e nel 2017 ecco il Rosatellum) ma poi il ciclo si è sincronizzato con lo scioglimento dei ghiacciai.

Nessuno ha le idee chiarissime su quale legge adottare (Berlusconi era fissato col doppio turno alla francese, poi gli hanno spiegato che non è «quello con la lingua») ma dal dibattito cominciano a emergere tre schemi.

1) Zingarellum: proporzionale con collegi larghi, ha come sbocco un'alleanza assurda a sostegno di un premier impolitico, impopolare e possibilmente un po' acido. Piace al Colle e a Merkel, ha il gradimento di Cottarelli, Draghi e della Signorina Rottenmeier.

2) Manganellum: maggioritario secco con collegi piccoli ma cattivi, favorisce le aggregazioni (all'interno della stessa etnia). Ha come corollario pochi ma schietti punti programmatici: legittima difesa detraibile dal 730, respingimenti in Costituzione, ora di religione obbligatoria anche nelle scuole guida.

3) 5stellum: detto pure Toninellum, prevede collegi larghi con pareti imbottite dove tenere il candidato finché non impara che il tunnel del Brennero è sulla destra come arrivi dall'Isola che non c'è e che a Babbo Natale puoi chiedere tutto. Ma non un giubbotto di renna.

CELESTINO TABASSO
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