L ’evento lanciato dalla mamma di Lamine Yamal, una cena in cui si potrà “incontrare la madre del miglior calciatore del mondo” a patto di sborsare fino a 800 euro a coperto, pare ideato da una cellula di nostalgici brezneviani per far rivalutare il tanto deprecato socialismo reale.

Ma non è così: la cellula non esiste (il comunismo si è definitivamente spento insieme all’ultimo leader capace di parlarne al presente e di diagnosticargli freneticamente un futuro: Silvio Berlusconi) e il capitalismo ha tanto stravinto che anche le sue manifestazioni più grottesche ormai suscitano più invidia che scandalo. Quindi per dissentire da un evento così indigeribile magari non sarà il caso di ricordare che il figliolo della mamma del calciatore eccetera becca già uno stipendio annuo di 15 milioni. O che fare due chiacchiere con la signora non sarebbe poi questo gran lusso. Può essere più ficcante contestare il brand di “miglior calciatore del mondo”. Intanto perché Messi ancora dice la sua, e poi perché è un titolo troppo soggettivo e ineffabile perché sia una mamma ad assegnarlo al figlio. Chi scrive queste righe, per dire, conosce almeno dodici madri di altrettanti calciatori migliori del mondo (fra l’altro ben otto a Sassari). La cosa bella è che, essendo persone cortesi, a chi concorda sulle qualità del campione la cena generalmente la offrono loro. E cucinano anche bene.

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