Luigi Livesu, 63 anni da Villanova Monteleone, paese dell'entroterra algherese, è un ex bidello in pensione, ma è conosciuto soprattutto come dirigente sportivo, allenatore e persona per bene, di quelle che quando le incontri è impossibile non provare affetto e simpatia.

Qualche giorno fa ad Oristano è stato premiato dal presidente della Lega Nazionale Dilettanti di calcio Cosimo Sibilia, che gli ha consegnato il Premio Fedeltà, come eroe dello sport e del territorio. Un riconoscimento meritato per Luigi, una vita esemplare dedicata agli altri, 53 anni di militanza come giocatore, allenatore e dirigente della Polisportiva Minerva di cui ancora è presidente onorario.

Profondo conoscitore del calcio, insegnante di valori morali che sembrano essere estinti, Luigi Livesu è testimone di un'epoca sportiva tristemente lontana, quando si giocava in campi di calcio polverosi, col pubblico che ringhiava attaccato alle reti. In quei luoghi semplici, a volte selvaggi, si trasmettevano agli atleti lealtà e coraggio. In alcuni impianti sportivi non esistevano nemmeno spogliatoi, ma si giocava lo stesso, senza lamentele e piagnistei

"A Villanova Monteleone il campo sportivo venne costruito nel 1966, nel cocuzzolo di una montagna, a 600 metri di altezza - esordisce Livesu - e anche nel nostro impianto, i primi anni, non ci potevamo cambiare da nessuna parte. La nostra squadra si spogliava in paese, in una stanza del mercato, a oltre un chilometro dal terreno di gioco. La formazione ospite lo faceva in genere in macchina, oppure i giocatori, per essere più comodi, potevano eseguire il rito pre partita seduti in grosse pietre, vicino al campo".

"Io ero un bambino - continua Luigi - e facevo il raccattapalle. Quando il pallone usciva dal rettangolo di gioco, velocemente lo andavo a riprendere nella scarpata di Sa Serra. In questo modo mi sentivo utile e importante ". Il dirigente e allenatore è una miniera di ricordi. "Gli inverni di Villanova Monteleone sono sempre stati notoriamente molto freddi e noi per scaldarci, prima e dopo gli allenamenti, usavamo il metodo più antico: accendevano un bel fuoco all'aperto e stavamo insieme".

A questo punto le parole di Livesu si riempiono di romantica nostalgia: "Devo dire che ci si accontentava di poco, ogni domenica, almeno fino alla metà degli anni 90, i campi di tutta la Sardegna erano colmi di civile passione e sano agonismo. I tempi ora sono cambiati, ci sono altre distrazioni però io amo sempre il calcio, l'ho amato da oltre mezzo secolo, in tutti i ruoli. Lo sport, se praticato nella maniera giusta, può tuttora essere d'aiuto nella vita".

Infine, parlando del riconoscimento importante che gli è stato attribuito: "Quando mi hanno avvertito del premio mi sono quasi sorpreso. Non pensavo che si ricordassero di me, umile dirigente calcistico di periferia. A Oristano sono andato allegramente, ma poi quando mi hanno consegnato la targa mi sono commosso e non ho saputo trattenere qualche lacrima. Mi sono rivisto bambino rincorrere il pallone nel dirupo, in un attimo davanti agli occhi mi sono apparsi i miei compagni, le tante persone belle che il calcio mi ha fatto conoscere. No, questi anni non sono passati invano, e pazienza se la Polisportiva Minerva di Villanova Monteleone non abbia vinto molti campionati. Numerosi ragazzi, grazie anche al nostro modesto contributo, sono diventati uomini. Questa mi sembra la cosa più importante".

Nel corso della cerimonia di Oristano la Lega Nazionale Dilettanti di calcio ha premiato l'ex numero uno della Tharros Francesco Pinna, il presidente dell'Oristanese Pupetto Pinna e l'ex patron del Cagliari Calcio Tonino Orru.

Tutti giganti del pallone, ma il 63enne non ha di certo sfigurato in mezzo a loro ed è stato sommerso da meritati applausi. Anche di quelli del grande giocatore del Cagliari dello scudetto: Beppe Tomasini.
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