"Ritenevamo importante tornare a cantare, cercare di tornare alla normalità dopo questo periodo così difficile. Ci sembrava di fare la cosa giusta".

Così Daniele Silvestri, ieri sera, ha aperto il concerto, organizzato da Rete Sinis in collaborazione con Dromos e Sardegna Concerti, in piazza Stagno a Cabras, nell'Oristanese.

Data sold out per "La cosa giusta tour", anche a causa del numero di posti limitati per via dell'emergenza Covid: posti a sedere distanziati uno dall'altro e niente assembramenti.

"È il momento in cui riassaporiamo alcune libertà che davamo per scontate, questa riconquista ci è sembrata la cosa giusta ed è stata una scommessa farlo. Ma senza di voi non esisterebbe niente di tutto questo. Grazie", ha ripetuto il cantautore sia all'inizio che al termine dell'esibizione.

Un concerto ricco, durato quasi due ore e mezza, in cui Silvestri ha ripercorso le tappe di una lunga carriera iniziata negli anni '90 e segnata da successi come "Le cose in comune" o "Quali alibi", fatta anche di canzoni di protesta, su tutte "Io non mi sento italiano", cover di un brano di Gaber, intonato ieri dalla platea.

Sul palco insieme a Silvestri i sette musicisti della sua band - Piero Monterisi (batteria), Gabriele Lazzarotti (basso), Gianluca Misiti (tastiere e sintetizzatori), Daniele Fiaschi (chitarre), Marco Santoro (fagotto e tromba), Jose Ramon Caraballo Armas (tromba e percussioni), Duilio Galioto (tastiere) - hanno seguito il cantautore che come un direttore d'orchestra ha chiesto loro, a volte senza preavviso, di attingere all'ampio repertorio musicale rispolverando canzoni che non venivano più eseguite dal vivo da molti anni, come "Domani mi sposo", tratta dall'album datato 1995 "Prima di essere un uomo".

Non sono mancate le hit di successo come "Salirò" o "La paranza" che hanno spinto tutto il pubblico ad alzarsi in piedi e ballare.

(Unioneonline/v.l.)
© Riproduzione riservata