Per gli esperti un primo "risultato positivo" è sicuramente l'abbassamento dell'età alla prima diagnosi: in molte regioni l'autismo si scopre, infatti, in media intorno ai 3 anni.

Ma a destare qualche preoccupazione è il numero di casi, in progressivo aumento in Italia: secondo l'Osservatorio nazionale che fa capo all'Istituto superiore di Sanità, si stima che "l'autismo colpisca un bambino ogni 77".

E restano "importanti questioni aperte", dalla necessità di cure sempre più a misura di ciascun paziente e di investimenti.

È il quadro tracciato dalla Società italiana di neuropsichiatria dell'infanzia e dell'adolescenza (Sinpia) alla vigilia della Giornata mondiale per la consapevolezza sull'autismo, in programma domani, martedì 2 aprile.

Gli specialisti analizzano l'aumento dei casi e suggeriscono sia collegato all'intreccio di diversi elementi: l'aumentata consapevolezza della popolazione, il cambiamento dei criteri diagnostici, l'introduzione di strategie di screening e individuazione precoce che consentono la diagnosi anche di disturbi lievi che in passato non erano individuati, elencano.

Le recenti politiche di indirizzo nazionali e regionali hanno tentato di individuare azioni e strategie che tengano conto della necessità di attivare una rete di interventi precoci e mirati, che integrino dunque strumenti terapeutici ed educativi, e che aderiscano a una prospettiva che tiene conto dell'intero ciclo di vita.

"Le persone con Disturbo dello spettro autistico (Asd) possono presentare quadri clinici molto diversi tra loro, e vivere in contesti educativi e sociali assai variabili - sostiene Annalisa Monti del Consiglio direttivo della Sinpia - Per questo è urgente e necessario sviluppare maggiormente una 'medicina personalizzata' capace di coniugare le evidenze scientifiche con le caratteristiche degli individui, in attesa che le future conoscenze in campo neurobiologico e farmacologico possano trasformarla anche in 'medicina di precisione', in linea con l'evoluzione del sapere medico-scientifico".

Sempre più necessaria, secondo gli esperti, è una medicina personalizzata, fondata "su una rinnovata alleanza tra team di specialisti e famiglie", che renda possibile una moderna modalità di presa in carico

clinica, e favorisca una dinamica collaborazione nella gestione educativa e riabilitativa.

"Secondo punto imprescindibile - aggiunge Massimo Molteni del Consiglio direttivo della società scientifica - è la 'rete curante' con i pediatri di famiglia, per affrontare passo dopo passo la sfida

evolutiva dei bambini con autismo". E questo "non solo per una diagnosi precoce e tempestiva al primo evidenziarsi di ritardi o anomalie evolutive, ma per accompagnarne la crescita e intervenire sinergicamente sulle patologie o i disturbi concomitanti: disturbi del sonno, epilessia, disturbi gastrointestinali, patologie intercorrenti".

(Unioneonline/v.l.)
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