Mario Draghi non è ancora entrato in campo e le consultazioni con i partiti cominceranno solo domani. Ma perchè il suo governo nasca servono numeri più solidi di quelli al momento garantiti, che non gli danno la maggioranza nè alla Camera nè al Senato.

CAMERA - A Montecitorio i voti a favore, dando per scontato il supporto di Forza Italia, sono 250/260: 93 del Pd, 91 di Fi, 28 di Iv, 4 di Azione, 15 di Centro Democratico di Tabacci, 4 del Maie, 4 delle minoranze, 12 di Noi con l'Italia.

Leu al momento è spaccata tra i 7 di Art.1 che sembrano più favorevoli e i 5 di Sinistra italiana che, con il segretario Nicola Fratoianni, hanno chiuso. A questi vanno aggiunti, secondo il pallottoliere parlamentare, 3-4 voti dal Misto.

Mancherebbero quindi circa 55 voti per la maggioranza che si attesta a quota 316. Molto cambierebbe se M5S (191 deputati), ora fermo sul no, si spostasse sul sì, o se lo facesse la Lega (131 deputati). Scontato invece che i 33 deputati di Fratelli d'Italia restino all'opposizione.

SENATO - Al Senato i voti considerati sicuri sono 139: 35 di Pd, 18 di Iv, 52 di Fi, 10 Europeisti, 7 delle Autonomie, 17 su 22 del gruppo Misto. Nei voti a favore sono inclusi anche i senatori a vita Cattaneo, Segre e Monti, mentre non votano da tempo Rubbia, Piano e Napolitano.

In questo scenario mancherebbero 22 voti per la maggioranza assoluta di 161 voti. Scenario diverso se cambiassero idea tutti o almeno una parte dei 92 senatori M5s o se la Lega decidesse di appoggiare il governo con i suoi 63 senatori. Escluso il via libera al governo dai 19 senatori di Fdi.

LEGA E M5S - Insomma, Mario Draghi avrebbe bisogno dell'appoggio di M5S o Lega per avere la maggioranza. I pontieri sono già al lavoro, con il Pd che prova a fare del governo Draghi un esecutivo politico che allarghi a Forza Italia la maggioranza Pd-5S-Leu. Franceschini ha chiesto ai pentastellati il sostegno all'ex presidente della Bce e si è detto sicuro che lo stesso Giuseppe Conte lo sosterrà. La riunione di questa sera non ha sanato le differenze tra le posizioni, ma Pd, M5S e Leu si sono detti d'accordo sul fatto che il percorso comune deve continuare. Se il governo fosse politico, con ministri politici e non tecnici, M5S potrebbe anche starci.

La Lega uno come Draghi lo potrebbe pure appoggiare, ma Salvini - che pure ha detto di "non avere pregiudizi" sull'ex presidente della Bce - teme di perdere ulteriore consenso nei confronti di Giorgia Meloni, che resterebbe sola all'opposizione.

A Draghi in realtà basterebbero anche pezzi del Movimento o della Lega. Se tra i pentastellati già più di qualcuno ha annunciato il suo appoggio (ieri l'addio di Emilio Carelli, che sosterrà Draghi e ha lasciato il Movimento proprio per favorire un'operazione di questo tipo), nella Lega di Salvini è più difficile dissentire. Ma è noto che l'ala di Giorgetti è favorevole a sostenere l'esecutivo guidato dall'ex presidente della Bce.

(Unioneonline/L)
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