Libero dall'ingombrante peso di Matteo Salvini, Luigi Di Maio tenta di mettere la sua impronta sul dossier migranti. E lo fa accelerando le procedure sui rimpatri, nervo scoperto anche nel governo gialloverde, e allargando e certificando nuovamente la lista dei Paesi sicuri.

Dopo l'annuncio dei giorni scorsi arriva il decreto ministeriale (non passerà dunque dal Consiglio dei ministri) che il capo della Farnesina, assieme al ministro della Giustizia Alfonso Bonafede, presenterà stamattina.

"Chi non può stare in Italia - ha spiegato il capo politico dei Cinquestelle ieri sera a 'Dritto e Rovescio' - non possiamo aspettare due anni per rimpatriarlo". Il decreto prevede invece "che in 4 mesi, non più in due anni, si può capire se una persona può stare qui o se deve essere rimpatriata".

"Sui rimpatri siamo fermi all'anno zero", prosegue, aggiungendo che col nuovo provvedimento "mandiamo un messaggio che è questo: guardate che è inutile che venite, se non avete i requisiti per la domanda di asilo, perché in maniera democratica vi rimandiamo indietro".

"La soluzione è il blocco delle partenze", è il mantra che il leader del M5S sta ripetendo da giorni, convinto che con una stretta sui rimpatri e una cooperazione più stretta con i Paesi africani gli sbarchi possano davvero ridursi.

Il provvedimento prevede anche l'individuazione di una lista di "Paesi sicuri" più larga di quella alla quale finora si è fatto riferimento: si tratta di Albania, Algeria, Bosnia Erzegovina, Capoverde, Kosovo, Ghana, Macedonia del Nord, Marocco, Montenegro, Senegal, Serbia, Tunisia e Ucraina.

E al decreto Di Maio ha intenzione di accompagnare un pacchetto di accordi proprio con i Paesi africani "teatro" delle partenze per l'Europa attraverso i porti libici.

(Unioneonline/D)
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