Come riportato dal Corriere della Sera il gabinetto del ministro Alfano ha avuto un ruolo centrale nella vicenda culminata nell'espulsione di Alma Shalabayeva e di sua figlia Alua. Per il resto si sarebbe attivato il Dipartimento di Pubblica Sicurezza dietro richiesta dell'ambasciatore del Kazakistan in Italia. Pure i funzionari della Farnesina furono coinvolti nella procedura che si concluse con il rimpatrio a bordo di un jet privato, di Shalabayeva e figlia. Rimpatrio ora revocato dall'Italia, alla luce del fatto che la donna godeva di immunità diplomatica e, soprattutto, era necessario accordarle protezione considerata la sua condizione di pericolo.

LA VERSIONE DELLA FARNESINA - "Il 2 giugno, durante la Festa della Repubblica, dissi ad Alfano di seguire il caso Kazakistan di persona". In due colloqui con Repubblica e Messaggero, la titolare degli Esteri Emma Bonino racconta di aver informato il ministro dell'Interno Angelino Alfano e il premier Enrico Letta della vicenda Shalabayeva una volta venutane a conoscenza, il 31 maggio, quando la donna era già in Kazakistan. "Sono ben consapevole della gravità di questa vicenda e della pessima figura fatta dall'Italia, e non a caso dalla notte del 31 maggio, da quando ne sono venuta a conoscenza, quasi non mi sono occupata d'altro. Tutto quello che posso fare io lo farò. Qualcuno dovrà pagare, dovrà dire davanti all'opinione pubblica: si sono stato io", afferma Bonino, che spiega di non aver pensato alle dimissioni: "Quando ho saputo di questa storia quella poveretta era già in Kazakistan, non sarebbe servito a nulla un gesto politico di quel tipo". La Farnesina, assicura il ministro, "ha fatto tutto quel che poteva fare. La signora Shalabayeva è stata ricevuta al consolato di Almati e continuiamo a seguire la cosa con vari incontri con gli avvocati della signora". Bonino si dice "convinta che, a livello politico, i ministri non fossero informati, il che è ancora peggio per certi aspetti. Non c'è traccia di un coinvolgimento del livello 'politicò in questa storia. Evidentemente - osserva - la pressione da parte del Kazakhstan è stata fortissima, ma si è scaricata ai livelli più bassi. Può darsi che abbiano approfittato del vuoto di potere al vertice degli apparati prima del 31 maggio". Bonino interviene oggi anche con un'intervista al Sole 24 Ore in cui delinea una "strategia in cinque mosse" per l'export: "sostenere quella parte di made in Italy poco conosciuta ma pur sempre aziende di qualità; promuovere l'internazionalizzazione di commercio, artigianato, mondo cooperativo, agricoltura; sostenere le piccole imprese ma rafforzando all'estero reti e filiere produttive collegate perché i piccoli da soli non ce la fanno; dare maggiore attenzione alle startup innovative e digitalizzate e alle imprese al femminile; internazionalizzare il sistema Italia, non solo le imprese, con un'operazione culturale prima che economica".
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