Moriva esattamente un anno fa a causa del Covid-19 Li Wenliang, l'oftalmologo 34enne di Wuhan tra i primi a lanciare l'allarme a dicembre 2019 sulla pericolosità di una "misteriosa infezione simile alla Sars" che poi è diventata una pandemia mondiale.

Alcune persone lo hanno ricordato con un piccolo presidio davanti all'ospedale di Wuhan, tantissimi invece coloro che lo hanno omaggiato sui social. In un mazzo di crisantemi lasciato davanti all'ospedale si legge un messaggio tratto dal Vangelo di Matteo: "Beati i perseguitati a causa della giustizia, perché di essi è il regno cieli".

Il medico fu convocato assieme ad altri sette colleghi perché accusato di "seminare il panico con bufale". Gli fu intimato di non farlo più e fu costretto a firmare un documento per riconoscere il suo "errore": poi, quando i fatti gli hanno dato ragione, con il lockdown a Whan e le centinaia di morti, la magistratura gli diede parzialmente ragione.

Senza mai riabilitarlo: quando il presidente Xi Jinping ha onorato pubblicamente "gli eroi della guerra popolare contro il virus" non ha fatto cenno al contributo di Li.

Il 30 dicembre 2019 l'avvertimento lanciato sulla piattaforma WeChat: "Nel mio ospedale abbiamo isolato sette pazienti dopo diagnosi di una sindrome simile alla Sars". Dopo quattro giorni fu chiamato dalla Polizia e costretto a riconoscere "l'errore", quindi potè tornare in corsia, dove ha contratto il virus ed è morto, lasciando una moglie incinta e un figlio di cinque anni.

La sua storia provocò sdegno e rabbia in Cina, diversi post critici contro le autorità furono subito censurati.

"Dottor Li, pensavo che tutti si sarebbero dimenticati di Lei un anno dopo. Mi ero sbagliato e Lei continuerà a vivere per sempre nel cuore dei cinesi", si legge in un post scritto oggi, a un anno dal decesso.

(Unioneonline/L)
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