Sfilano restando immobili, bellezze verdi vecchie centinaia di anni, orgogliosi delle rughe profonde. In questo concorso non vince il più bello, ma quello con la storia più affascinante, il testimone di una vicenda capace di ammaliare i visitatori, coloro che sanno guardare oltre la corteccia. Una giuria di esperti decide ogni anno quale sia l'albero più bello d'Europa.

Nel 2020 si è aggiudicato il premio il "Guardiano del villaggio sommerso", un pino silvestre di circa 350 anni cresciuto su uno sperone roccioso al centro di una valle, inondata dopo la costruzione della diga di Vir, nella Repubblica Ceca. La sua storia è legata al villaggio allagato di Chudobín, sommerso dopo la costruzione della diga. Secondo una leggenda, un diavolo la notte sedeva sotto il pino e suonava il violino. Cosa importa se a suonare fosse solo il vento. L'albero non è solo un importante punto di riferimento geografico, ma anche una testimonianza della resistenza al cambiamento climatico e alla mano dell'uomo. Il Guardiano si è aggiudicato il primo posto, battendo la concorrenza del ginkgo di Daruvar in Croazia, del portoghese castagno di Vales portoghese e della quercia di Allerton nel Regno Unito.

Il contest Tree of the Year è nato nel 2011. Ha lo scopo tenere alta l'attenzione sui pericoli che incombono sui monumenti verdi: l'impatto della crisi climatica, dell'inquinamento e l'abbattimento delle foreste.

La votazione è organizzata ogni anno a febbraio dall'Associazione environmental partnership association (Epa). La cerimonia si sarebbe dovuta svolgere a Bruxelles, ma quest'anno, si è svolta online per via delle restrizioni dovute all'emergenza sanitaria. Tra i primi posti nella classifica troviamo il pioppo solitario russo, nel villaggio di Har-Buluk, nelle steppe di Kalmykia. Secondo la leggenda esaudirebbe i desideri. Al quarto posto un faggio dei Paesi Bassi, chiamato L'albero della strega perché nella tradizione era considerato il perfetto luogo di riposo di Black Kate, gentile signora ritenuta suo malgrado a capo di una famigerata banda di ladri e contrabbandieri, ritenuta una strega. La quercia inglese Allerton Oak, si è dovuta accontentare del settimo posto. Si trova nel Calderstones Park di Liverpool ed era a suo modo sede di Tribunale, ossia il luogo in cui i giudici in epoca medievale si riunivano per amministrare la giustizia. La leggenda dice che la crepa sull'albero risalga al 1864, quando una nave che trasportava polvere da sparo sul Mersey esplose. Il boato si sentì da 30 miglia di distanza e distrusse migliaia di finestre. Durante la Seconda Guerra Mondiale, cartoline di Natale contenenti le foglie della quercia vennero spedite al personale del parco di Liverpool, impegnato nei combattimenti all'estero come ricordo di casa.

Al nono posto la quercia a tre zampe della Navarra: si stima che abbia circa 1200 anni, il che la rende una delle querce più antiche della penisola iberica. Ha un tronco completamente cavo all'interno e sostenuto solo da tre grandi gambe. L'albero è una meta turistica molto apprezzata. E l'Italia? Schierava un signor candidato, la quercia vallonea (Quercus ithaburensis macrolepsis) di Tricase, in Salento. Questa bella signora pugliese ha ricevuto 10.730 voti ma è arrivata ultima. Sedicesima su sedici partecipanti. Come Vasco Rossi a Sanremo con Vita Spericolata per intenderci, ma nessun dramma. Le misure sono da urlo: è alta 20 metri, ha una circonferenza di 4,25 metri, la chioma copre una superficie di 700 metri quadri. La sua età è stimata in più di 700 anni. Nel 2000 è stato eletto dal Wwf albero simbolo della Puglia. La sua storia è legata all'imperatore Federico II, Stupor Mundi. Si dice che i cavalieri del suo esercito trovarono riparo da un temporale sotto le enormi chiome della quercia. Per questo motivo è chiamata anche Quercia dei 100 cavalieri. Che si tratti di una leggenda è dimostrato dai numeri. L'imperatore del Sacro romano impero morì 50 anni prima della probabile nascita della quercia. Ma poco importa. La vallonea è una specie di quercia originaria delle zone mediterranee sudorientali che cresce dalla Puglia al Medio Oriente. È una pianta tipica dei boschi aridi su suoli calcarei e forma associazioni con il leccio, la quercia spinosa e la roverella. Un tempo dalle sue ghiande i conciatori ricavavano il tannino che serviva per ripulire le pelli, una specialità salentina conosciuta come lavorazione del pelacane.

E chissà magari quest'anno potrebbe essere un albero sardo il portacolori tricolore. In tanti hanno le carte in regola, anni, bellezza e storia per sfilare sulle migliori passerelle d'Europa. Simone Loi
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