Un giallo dalle mille ipotesi, reso complicato da numerose domande cui proverà a dare almeno qualche risposta l'autopsia, in programma oggi nell'obitorio dell'ospedale Papardo di Messina.

È una storia da "sliding doors", porte che si aprono e chiudono senza un apparente approdo finale, quella relativa alla morte di Viviana Parisi, la dj scomparsa con il figlio Gioele sette giorni fa sull'autostrada Palermo-Messina e poi trovata morta ai piedi di un traliccio senza alcuna traccia del piccolo.

Il corpo della donna si trovava a un chilometro e mezzo da dove aveva abbandonato la sua auto dopo avere lievemente tamponato un autocarro, fermandosi sulla corsia di emergenza.

Gli autotrasportatori, gente esperta del settore, hanno prima provveduto a fermare il traffico per evitare che altri automezzi fossero coinvolti nell'incidente e poi si sono voltati verso la vettura: ed è in quel momento che hanno visto una donna andare via di spalle dopo avere scavalcato il guard rail. Nessuno di loro, dopo essere stato sentito, ha potuto confermare la presenza del bambino: "Non ci abbiamo fatto caso, non lo ricordiamo....", avrebbero ribadito. Ma un padre e un figlio rimasti fermi per qualche tempo su una piazzola d'emergenza nella zona avrebbero detto di averla vista allontanarsi con un bimbo in braccio. Una testimonianza riportata, in realtà, perché dei due non c'è più traccia.

Questa è la prima porta che si apre su diversi scenari: Gioele era con la mamma o no? Se non c'era dove era? Altra porta: affidato a qualcuno o che altro? Ma perché e a chi la donna avrebbe consegnato il piccolo e perché questa persona non si sarebbe presentata alle forze dell'ordine per evitare anche una denuncia per sottrazione o sequestro di minorenne? E se non era con la madre dove è stato lasciato? Forse a Sant'Agata di Militello dove Viviana è uscita dall'autostrada per una ventina di minuti per farvi dopo rientro?

All'ipotesi del suicidio della donna non credono i suoi familiari. Meno che mai il marito e la cognata. Neppure che possa, anche involontariamente, avere fatto del male al piccolo: "lo amava, era la sua vita", ripetono i vicini di casa e i conoscenti.

Ma allora cosa è successo sull'autostrada Palermo-Messina sette giorni fa? Si aprono altre porte: Viviana, scossa per motivi personali o per uno choc momentaneo, ha avuto l'incidente vicino a Caronia ed è scesa in fretta dall'auto. Ha imboccato un sentiero scosceso e pericoloso. Aveva con sé il figlio, come avrebbero raccontato a persone del posto i testi rimasti però senza volto, ma nel correre è caduta e ha sbattuto violentemente la testa per terra, perdendo i sensi in una zona che è frequentata da maiali selvatici e cinghiali. Uno scenario terribile, che coinvolgerebbe anche il piccolo che si sarebbe perduto. Se fosse stato lì con lei.

Resta un dato certo: di Gioele a sette giorni dalla scomparsa e da due dal ritrovamento del corpo della madre non c'è ancora alcuna traccia. Eppure la zona è stata "battuta" palmo a palmo da protezione civile regionale, vigili del fuoco, anche con squadre Saf e droni, polizia, carabinieri e guardia di finanza.

A Messina in Prefettura è stato fatto il punto sulle attività di ricerca cercando di capire dove ampliarle o spostarle. Anche in questo caso saranno importanti le risposte che arriveranno dall'autopsia.

Intanto le porte continuano ad aprirsi e chiudersi delineando soltanto scenari, ma senza la soluzione. Che la squadra mobile di Messina sta continuando a cercare, coordinata dalla Procura di Patti che sulla vicenda ha concentrato tutti i suoi sforzi ribadendo che tutte le piste sono possibili, ma lavorando nel più stretto silenzio per rispetto delle indagini e dei familiari della donna.

Anche oggi sono stati risentiti testimoni, amici e familiari per avere elementi utili a ricostruire la vicenda. L'obiettivo è la ricerca della verità, ma la priorità per tutti, per il momento, resta una sola: trovare Gioele, e il tempo non è un amico.

(Unioneonline/v.l.)
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