Il presidente della Repubblica italiana Sergio Mattarella e il suo omologo sloveno Borut Pahor si sono incontrati nella caserma del Reggimento Piemonte Cavalleria a Villa Opicina, sul Carso triestino. È la quindicesima volta che i due presidenti si incontrano ed è la prima tappa di una importante visita.

Se, infatti, di cerimonie solenni alla foiba di Basovizza se ne susseguono da anni, in occasione del Giorno del Ricordo, vedere oggi insieme i presidenti italiano e sloveno mano nella mano - e nonostante le restrizioni da Covid-19 - davanti alla grande lastra di bronzo, sormontata dalla croce, che copre la cavità profonda duecento metri, è senz'altro un momento destinato a passare alla storia.

E un passo importante e carico di emozioni nel lungo percorso di riconciliazione fra i popoli.

Nell'arco di poche ore dai due presidenti anche l'omaggio, sempre a Basovizza e dunque in territorio italiano, di quattro membri del Tigr (Trst Istra Gorica Rijeka) fucilati il 6 settembre 1930 in esecuzione di una condanna a morte emessa dal Tribunale speciale per la difesa dello Stato. Ferdo Bidovec, Fran Marusic, Zvonimir Milos e Alojz Valencic avevano tra i 22 e i 34 anni e facevano parte di un gruppo clandestino collegato al Tigr; erano stati riconosciuti colpevoli anche di un attentato contro il quotidiano fascista locale "Il Popolo di Trieste", in cui era morto un redattore, Guido Neri. Dal settembre 1945 un cippo ricorda i quattro giustiziati, divenuti simbolo della resistenza delle minoranze slave al fascismo.

Altro momento significativo la restituzione del Narodni dom, la Casa del Popolo sloveno bruciata dai fascisti capeggiati da Francesco Giunta il 13 luglio di cento anni fa, nel 1920.

In quel tempo in via Filzi c'erano il noto Hotel Balkan, un caffè, una sala teatrale, una banca e alcuni uffici. Quel giorno tra i tafferugli in piazza prima e le fiamme dopo morirono tre persone. Ad assistere all'incendio c'era Boris Pahor, che all'epoca aveva sette anni e che non dimenticherà più quella tragedia. Unico testimone vivente, per lui le onorificenze sia da parte del Presidente Mattarella che da parte di Pahor.

"La memoria ci aiuta a costruire, insieme, un futuro basato anzitutto sul rispetto delle persone", ha ricordato Mattarella, "insieme possiamo fare di più e meglio, come dimostra la scelta di mettere in comune il futuro con il percorso di integrazione europea che ha assicurato pace e promosso prosperità senza eguali nella storia del nostro Continente. L'anima profonda di questa Europa sta proprio nel dialogo fra popoli, fra culture, fra esperienze diverse che, insieme, la fortificano e le consentono di raggiungere obiettivi sempre più ambiziosi. In questo modo le aree di confine non sono più motivi di contrapposizione ma divengono cruciali; e si manifestano come le cerniere del tessuto connettivo dell'Unione Europea".

(UNioneonline/v.l.)
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