Da marzo a maggio, i mesi più difficili della pandemia coronavirus, la Caritas ha assistito quasi 450mila persone di cui il 61,6% italiane.

Per il 34 per cento si tratta dei cosiddetti "nuovi poveri", ossia coloro che per la priva volta si sono rivolti all'ente. 92.000 le famiglie in difficoltà che hanno avuto accesso a fondi diocesani, oltre 3.000 famiglie hanno usufruito di attività di supporto per la didattica a distanza e lo smart working, 537 piccole imprese hanno ricevuto un sostegno.

Nel suo nuovo sondaggio effettuato tra le sue strutture diocesane, sono stati rilevati alcuni dati: "Rispetto alla situazione ordinaria, nell'attuale fase il 95,9% delle Caritas partecipanti al monitoraggio segnala un aumento dei problemi legati alla perdita del lavoro e delle fonti di reddito, mentre difficoltà nel pagamento di affitto o mutuo, disagio psicologico-relazionale, difficoltà scolastiche, solitudine, depressione, rinuncia/rinvio

di cure e assistenza sanitaria sono problemi evidenziati da oltre la metà delle Caritas", si legge in una nota.

"Durante la pandemia, di fronte alle sfide drammatiche e nonostante le forti criticità - prosegue il comunicato -, Caritas Italiana e tutte le Caritas diocesane hanno continuato a restare accanto agli ultimi, sia pure in forme spesso nuove e adattate alle necessità contingenti". I dati esaminati si riferiscono a 169 Caritas diocesane, pari al 77,5% del totale.

Nel dettaglio, rispetto alle condizioni occupazionali, si sono rivolti ai centri Caritas per lo più disoccupati in cerca di nuova occupazione, persone con impiego irregolare fermo a causa della pandemia, lavoratori precari/saltuari che non godono di ammortizzatori sociali, lavoratori dipendenti in attesa della cassa integrazione ordinaria/cassa integrazione in deroga, lavoratori autonomi/stagionali in attesa del bonus 600/800 euro, pensionati, inoccupati in cerca di prima occupazione, persone con impiego irregolare, casalinghe.

Ma "piccoli segnali positivi arrivano dal 28,4% delle Caritas che, dopo il forte incremento dello scorso monitoraggio, con la fine del lockdown hanno registrato un calo delle domande di aiuto", riferisce ancora Caritas Italiana.

"Complessivamente, grazie al fiorire di iniziative di solidarietà e al contributo che la Conferenza Episcopale Italiana ha messo a disposizione dai fondi dell'otto per mille che i cittadini destinano alla Chiesa cattolica, i servizi forniti - conclude la nota - sono stati molteplici: dispositivi di protezione individuale/fornitura igienizzanti, pasti da asporto/consegne a domicilio, servizi di ascolto e accompagnamento telefonico, acquisto farmaci e prodotti sanitari, ascolti in presenza su appuntamento, supporto/orientamento rispetto alle misure messe in atto dalle amministrazioni/governo, assistenza domiciliare, attività di sostegno per nomadi, giostrai e circensi, servizi di supporto psicologico, rimodulazione dei servizi per senza dimora, accompagnamento alla dimensione del lutto, sportelli medici telefonici, aiuto per lo studio/doposcuola, alloggio per quarantena/isolamento, presenza in ospedale/Rsa, accoglienza infermieri e medici".

(Unioneonline/s.s.)
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