Tra gli effetti del Covid-19 sul sistema sanitario c'è quello degli screening oncologici "dimenticati".

E anche da qui si dovrà ripartire nella fase 2. Sono quasi 4 milioni gli screening da effettuare entro dicembre per mettersi in pari con gli anni precedenti.

Emerge da uno studio di Nomisma: dopo lo stop alle attività ambulatoriali e di ricovero non urgenti disposto nella fase 1 dell'emergenza, ora è stata avviata una graduale riapertura della sanità ordinaria. Una ripresa che verosimilmente, spiega Nomisma, "troverà piena applicazione solo da settembre".

Da allora il Servizio sanitario si troverà ad aver eseguito solo un terzo dei test di prevenzione e che di solito effettua in un anno. Per giungere in pari con gli anni precedenti, entro 2020 si dovranno effettuare 1,2 milioni di test mammografici, 1,1 milioni cervicali e 1,6 milioni colorettali.

"Numeri straordinari che il Sistema sanitario nazionale farà fatica a soddisfare nel breve periodo", evidenzia Nomisma.

Il recupero dei ritardi accumulati sarà inoltre ostacolato da una serie di fattori: su tutti il distanziamento sociale che impone un contenimento degli accessi alle strutture e una comprensibile refrattarietà della popolazione a sottoporsi ad esami diagnostici.

Il Centro studi auspica che la corsa al recupero "diventi occasione per riflettere su possibili rimodulazioni migliorative delle attività e sull'opportunità di un eventuale potenziamento delle risorse di norma dedicate".

L'importanza della prevenzione d'altronde è tutta nei numeri: grazie allo screening si stima che ogni anno sia possibile individuare precocemente circa 11mila carcinomi mammari, 8mila lesioni alla cervice dell'utero e 3.800 carcinomi colorettali.

(Unioneonline/L)
© Riproduzione riservata