Erano "idonei e diretti in modo non equivoco a cagionare la morte" di Niccolò Bettarini i nove fendenti inferti al figlio di Simona Ventura e dell'ex calciatore Stefano Bettarini, preso a calci e pugni la notte del primo luglio 2018 fuori dalla discoteca milanese "Old Fashion".

Lo scrive la Corte d'Appello di Milano nelle motivazioni della sentenza con cui lo scorso 28 ottobre ha ridotto lievemente le pene rispetto al primo grado condannando tra i 5 e gli 8 anni di carcere i 4 giovani, processati con rito abbreviato per tentato omicidio.

Secondo i giudici, gli aggressori hanno "agito allo scopo di provocare" a Bettarini jr "un male non commisurabile, sicuramente gravissimo", e colui che materialmente lo ha accoltellato "ha diretto, con sicura ed univoca volontà i colpi alla parte superiore del corpo, ove sono collocati" gli "organi vitali".

Il figlio della conduttrice, osserva la corte, non è morto grazie ai "movimenti" e alla sua "corporatura molto robusta" e per l'intervento "in suo soccorso" di alcuni amici.

Le motivazioni sottolineano i futili motivi alla base dell'aggressione: "è evidente che gli imputati, sull'onda emotiva destata dalla concitazione della lite, senza dubbio alimentata da rancori precedentemente emersi, oltre che dall'uso di sostanze alcoliche, abbiano riversato tutta la loro violenza sul Bettarini, rimasto vittima di una aggressione brutale per ragioni senz'altro prive di ogni valido, o anche solo comprensibile fondamento".

Nel dettaglio, la terza Corte d'Appello, presieduta da Guido Brambilla, lo scorso ottobre ha accolto la richiesta del sostituto procuratore generale Giulio Benedetti di rideterminare, correggendole, le pene inflitte in primo grado per Davide Caddeo e Albano Jakej che sono passate da 9 a 8 anni di carcere per il primo e da 6 anni e mezzo a 6 anni e 4 mesi per il secondo. Per il resto ha confermato 5 anni e 6 mesi per Alessandro Ferzoco e 5 anni per Andi Arapi così come la provvisionale di 200mila euro per il figlio della conduttrice tv.

(Unioneonline/F)
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