Hanno aperto il fronte le parole di ieri di Matteo Salvini, quella battuta ("Si faccia eleggere e cambi la legge") rivolta a Rami, il 13enne di origine egiziana eroe della strage sventata a San Donato Milanese che aveva chiesto la cittadinanza italiana per sé e i compagni.

Una battuta che non è andata giù a molti, compreso il sindaco di Milano Beppe Sala che, a margine della Stramilano, ha detto la sua.

"Io non voglio mettere il cappello su questi fatti - ha affermato il primo cittadino - come fanno in tanti, perché i temi sono complessi. Certo è che la battuta di Salvini non ha senso, è un modo per sfuggire al dibattito sullo ius soli. Dibattito che si riattiverà e su cui è giusto che discuta il Parlamento: certamente c'è un tema, quello di tanti ragazzi che sono nati in Italia e vivono la nostra cultura".

Il ministro chiude la strada ad ogni ipotesi di dibattito, replicando a stretto giro di posta al sindaco. "Ius soli? Non se ne parla. L'Italia è già oggi il Paese che concede più cittadinanze ogni anno, non serve una nuova legge. La cittadinanza è una cosa seria e arriva alla fine di un percorso di integrazione, non è un biglietto per il Luna Park".

Quanto a Rami: "Stiamo proseguendo con tutte le verifiche del caso, spero di incontrarlo presto e ringraziarlo per il suo coraggio".

Sala parla della sua Milano "città aperta", e riporta un dato che dovrebbe far riflettere. "In Italia ci sono l'8,5% di immigrati, a Milano ce n'è il 19% e alla fine la città funziona".

E a chiudere la discussione interviene l'assessore alle Politiche Sociali del comune di Milano, organizzatore della enorme manifestazione per l'accoglienza "People" dello scorso 2 marzo: "Salvini che dice a Rami di farsi eleggere, è veramente un penoso poveraccio, ancora una volta protagonista di un comportamento degno di un bullo".

(Unioneonline/L)
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