"Il racconto di una giornata che difficilmente dimenticheremo".

Si intitola così il video postato dal ministro della Giustizia Alfonso Bonafede, e dedicato alla cattura dell'ex terrorista Cesare Battisti e al suo rientro in Italia.

Quasi 4 minuti di fotografie di Battisti, seguite dalle immagini dell'atterraggio dell'aereo che lo ha riportato nel nostro Paese, poi le procedure di fotosegnalamento e il discorso del Guardasigilli sul palchetto montato all'aeroporto di Ciampino. Il tutto con un sottofondo musicale e senza mai celare il volto dei poliziotti.

Uno "spettacolo deprimente", si legge nella pioggia di critiche a commento del video, una "pagliacciata" da "reality show", "agghiacciante", che "azzera millenni di civiltà giuridica, soprattutto perché realizzato dal Ministro della Giustizia". "Anche i detenuti hanno diritto al rispetto umano che si deve a chiunque. Mi fa veramente schifo", scrive un utente, "Vergogna".

Fiacchi i tentativi del Guardasigilli di difendersi: "Nessuno show, il video aveva il fine di dare un tributo alla polizia. Chi mi conosce sa che il mio è un lavoro che non ha un approccio teso a spettacolarizzare. Rispetto le critiche ma il video non aveva questo scopo".

"Effettivamente - ha aggiunto - la musica non è piaciuta neanche a me".

A dimostrare che la cosa gli è decisamente sfuggita di mano, non solo i commenti negativi su Facebook ma la decisione della Camera Penale di Roma di presentare un esposto contro di lui. Secondo la camera penale romana si potrebbe configurare la violazione di due norme, la 114 del codice di procedura penale che vieta ''la pubblicazione dell'immagine di persona privata della libertà personale ripresa mentre la stessa si trova sottoposta all'uso di manette ai polsi ovvero ad altro mezzo di coercizione fisica'' e quella prevista dall'articolo 42 bis della legge sull'ordinamento penitenziario che prevede che ''nelle traduzioni sono adottate le opportune cautele per proteggere i soggetti tradotti dalla curiosità del pubblico e da ogni specie di pubblicità''.

Contro il ministro anche il garante dei detenuti.

L'arresto, ha detto Mario Palma, è "un punto di arrivo" che "avrebbe richiesto un atteggiamento sobrio sul piano istituzionale e su quello della comunicazione. Non è stato così".

Alle parole "che cercano - in contrasto con la nostra Costituzione - di dare alla pena il significato del 'marcire in carcere', si sono aggiunti i video", ha aggiunto, ricordando che l'ordinamento penitenziario prescrive di proteggere gli arrestati dalla curiosità del pubblico e da ogni specie di pubblicità, pena sanzioni disciplinari.

"Certamente - la conclusione - il legislatore non poteva supporre che fossero i vertici delle Istituzioni a non rispettarla".

(Unioneonline/D)
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