Gli interrogativi sul movente, l'orario esatto della morte, forse 48 ore prima del rinvenimento del corpo, e una lista di persone sentite dagli inquirenti che potrebbe a breve rinfoltirsi.

Si allarga il raggio delle indagini della Procura sul caso dell'omicidio di Mario Sedda, il 39enne di Porto Torres ritrovato cadavere il primo aprile tra i cespugli di una campagna lungo via Sassari. Le modalità dell'esecuzione, un colpo inferto sul volto, tra lo zigomo sinistro e la guancia destra, con la lama di un coltello di ceramica che si è spezzata, restando incastrata nella teca cranica, una ferita che ha provocato una copiosa uscita di sangue rimasta all'interno dell'organismo, senza lasciare tracce ematiche sul posto. Uno dei motivi che avevano fatto pensare, in un primo momento, ad una morte naturale. Si esclude, infatti, che l'omicidio sia avvenuto in un luogo diverso dal punto in cui è stato rinvenuto il corpo.

Il nucleo investigativo lavora senza sosta per fare luce sull'omicidio e diversi sono gli interrogatori che hanno coinvolto più soggetti: sotto la lente ci sono in particolare le posizioni di altre tre persone. Volti e nomi, senzatetto e individui che vivono ai margini, soggetti che frequentavano gli stessi ambienti di Mario Sedda.

Nessun provvedimento, invece, dopo l'avviso di indagine, all'indirizzo dell'unico iscritto nel registro degli indagati, un 60enne disoccupato che pur frequentando la vittima si dichiara estraneo ai fatti. Ha negato ogni addebito e qualsiasi coinvolgimento.

Un caso più che mai aperto, dove davanti agli inquirenti sfilano uomini e le immagini registrate dalle telecamere posizionate poco distanti dal luogo del delitto.
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