Viviamo uno strano momento della nostra comunità. Da un lato ci viene ricordato che abbiamo una grave carenza di medici, soprattutto nei nostri ospedali, dall'altro è capitato che quattro ortopedici vincitori di un concorso regionale rifiutino la sede dell'ospedale di Lanusei loro assegnata ed altri lo hanno fatto con l'ospedale di Nuoro. Senza dimenticare che altri medici sardi cercano lavoro direttamente in altri paesi europei.

Certo l'ospedale di Lanusei è classificato come ospedale di base per zone disagiate con un bacino teorico di 60mila abitanti, ma ha pur sempre 182 posti letto complessivi e l'Ogliastra ha 3,1 posti letto per mille abitanti ben superiore a quelli del medio Campidano e del Sulcis Iglesiente. Ha una moderna configurazione con diverse specialità per acuti e le specialità di base.

Perché allora alcuni medici specialisti hanno rifiutato questo ospedale? La risposta è complessa e deve essere articolata. Partiamo dai concorsi. Non ha senso fare un concorso regionale per la selezione dei medici e tanto meno avere delle graduatorie dalle quali si attinge anche dopo molto tempo. Le selezioni, meglio chiamarle concorsi, vanno bandite per scegliere medici che hanno specifiche competenze per quegli ospedali nei quali si è liberato un posto o ne è stato creato uno nuovo. In genere i medici vanno via dagli ospedali per limiti di età, una amministrazione intelligente non può bandire i concorsi mesi o anni dopo. E quando lo fa quali medici deve selezionare?

E poi per quali motivi un medico dovrebbe voler lavorare, nel nostro caso, nell'ospedale di Lanusei? Sono tutte domande alle quali dobbiamo dare una risposta. Certo il luogo dove si risiede e la vicinanza con l'ospedale sono importanti. Ma conta l'ambizione di lavorare in un ospedale che può dare prestigio e soddisfazioni di lavoro e crescita professionale. Si possano aumentare le proprie conoscenze e capacità; la casistica seppur meno complessa deve consentire comunque di aumentare la preparazione.

Sono perciò le amministrazioni degli ospedali che stabiliscono il livello di competenze e devono tener conto delle aspirazioni di ogni medico. Devono avere un modello organizzativo capace di dare concrete risposte ai pazienti. Tempi di accesso al pronto soccorso definiti, rapidi e verificabili. Tempi di degenza programmati per ciascuna patologia e resi noti ai pazienti. Certezza di avere durante il ricovero un proprio medico curante responsabile di tutti i processi. Un ospedale nel quale si fa ricerca clinica e che sia in contatto e collaborazione con ospedali di rifermento regionale e nazionale. In questo ambito i medici devono potersi esprimere, sapere che saranno protagonisti e non spettatori della vita ospedaliera. Cioè un chirurgo in breve tempo deve cominciare ad operare ed un internista avere responsabilità diretta dei pazienti a lui affidati.

Necessariamente sia nel piccolo che nel grande ospedale abbiamo bisogno di Direzioni mediche autorevoli che portino avanti questi progetti, diano ai medici prospettive di carriera e soddisfazioni professionali, il riconoscimento del loro ruolo. Gli ospedali sono lo specchio delle capacità dei medici e della qualità degli infermieri e ogni Direttore generale dovrebbe sempre averlo presente. Allora un ospedale deve essere attrattivo se vuole sopravvivere. Anche perché la concorrenza è già a casa nostra ed arriva da ospedali oncologici del nord, da centri per l'infertilità ed altro ancora.

Antonio Barracca

(Medico)

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