In un recente editoriale sul Corriere della Sera, Sabino Cassese ha posto in evidenza come i partiti politici italiani, "nati con un piede nella società, l'altro nello Stato", abbiano finito col conservare il secondo e perdere il primo, con una conseguente "grave crisi di legittimazione".

Tra i segni che contraddistinguono la loro crisi, Cassese cita il crollo della militanza di partito, col caso estremo dei 5Stelle dove gli iscritti sono appena l'1% degli elettori, e l'uomo solo al comando, dove è il leader a prendere i voti e quindi ad esercitare il comando modellandolo sui suoi interessi personali e di partito.

Un altro segno della decadenza sta nella "sostituzione dei programmi con gli schieramenti".

Il vuoto delle idee su analisi di ampio respiro, che un tempo costituivano le piattaforme programmatiche che talvolta sconfinavano nel libro dei sogni, è ora rimpiazzato da singoli argomenti particolarmente sentiti dall'opinione pubblica (immigrazione illegale, fiscalità elevata, spesa pubblica incontrollata, corruzione della politica, inefficienza della pubblica amministrazione, ecc.), sui quali i politici chiedono il consenso.

"Questa inconsistenza associativa e ideale dei partiti - continua Cassese - produce molti effetti, tra cui la volatilità dell'elettorato e la destrutturazione organizzativa".

Si spiegano così i grandi successi personali che durano una stagione (Renzi, Di Maio, ora Salvini).

Inoltre, produce anche un abbassamento del livello qualitativo dei parlamentari e conseguente esaltazione del ruolo dei capi, nonché una trasformazione del dibattito pubblico "in un teatrino dei pupi o in una lotta tra galli", per concludere che gli attuali partiti "corrispondono ben poco al figurino costituzionale" dell'articolo 49 della Costituzione che li aveva tratteggiati come associazioni che concorrono col metodo democratico a determinare la politica del Paese.

Le forze politiche attuali hanno ben poco degli strumenti tratteggiati dalla Costituzione, tant'è che la maggior parte di esse rifiutano persino di identificarsi come partiti, preferendo chiamarsi movimento, casa, squadra o appellativi simili.

Dal punto di vista economico, possiamo aggiungere che uno degli argomenti preferiti per compiacere gli elettori è costituito dall'abbassamento della fiscalità. I partiti si accusano reciprocamente di essere “il partito delle tasse”.

Non c'è leader politico che non proponga una riduzione dell'imposizione fiscale, anche in combinazione ad una maggiore spesa pubblica: quest'ultima non è tanto richiesta per finanziare nuovi investimenti, il che sarebbe opportuno e funzionale ad una maggiore crescita del Pil, quanto per finanziare una maggiore spesa corrente per trasferimenti a favore di particolari categorie (80 euro di Renzi, reddito di cittadinanza dei 5Stelle, flat tax della Lega) da cui aspettarsi una ricompensa in termini di voti. I leader di partito di fatto predicano aumenti di spesa a favore di qualche gruppo sociale di riferimento, abbinata a una contemporanea riduzione delle tasse. Tant'è che uno degli slogan più gettonati dai politici è “più soldi ai cittadini, meno tasse”.

Non c'è mai nessuno che alle proposte di maggiore spesa pubblica faccia seguire anche l'indicazione di dove reperire le risorse per farvi fronte. La virtù dei politici si esaurisce nell'indicare le nuove spese, mai le entrate per farvi fronte, come dice la Costituzione.

Va da sé che più spesa corrente e riduzione delle tasse impatta direttamente sul deficit del bilancio pubblico, che non sempre si riesce a contenere per rispettare le regole europee, aprendo così la strada a ripetuti contenziosi con la Commissione Ue.

Gli eccessivi deficit di bilancio si traducono, a loro volta, in un aumento dell'indebitamento netto dello Stato, per cui il rapporto debito pubblico/Pil, che nelle previsioni (promesse) dei governi di turno è dato regolarmente in diminuzione, nei consuntivi invece aumenta sempre, il che pone un problema di tenuta della stabilità finanziaria dei conti pubblici nel medio-lungo periodo.

Beniamino Moro

(Università di Cagliari)
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