Sono passati nove anni dal giorno in cui Francesco Cossiga, deputato, ministro e ottavo presidente della Repubblica, moriva a Roma, al Policlinico Gemelli.

Una presidenza, la sua, che tra la caduta del muro di Berlino e gli scandali nostrani di Tangentopoli, si collocò in un periodo di profondi e radicali cambiamenti che acceleravano il tramonto dei grandi partiti e dei vecchi equilibri.

Sono diversi gli esponenti politici, di oggi come di allora, che hanno voluto omaggiare il "picconatore" con un ricordo. E spesso un aneddoto.

"È stata una delle poche persone che mi è stata vicino - le parole commosse dell'ex pm Antonio Di Pietro - difendendo il mio lavoro da magistrato. Per me è stato una sorta di padre spirituale. Da presidente della Repubblica nell'ambito di Mani Pulite difese il mio operato dicendo che la colpa non è del giudice che applica le leggi ma di chi le viola. Quell'inchiesta ebbe una svolta quando non ci fu più Cossiga come capo dello Stato. Lui difese i magistrati, i suoi successori sono stati a guardare".

"L'ho incontrato più volte da ministro dell'Interno e funzionava così - racconta l'ex presidente della Lombardia Roberto Maroni -. Lui chiamava e chiedeva se poteva venire al Viminale. Certo presidente, quando vuole... Arrivava puntualissimo, in questo mi sembrava molto ambrosiano, lo ospitavo nel mio ufficio con il capo della Polizia, il capo di Gabinetto, tutti i dirigenti che lo avevano conosciuto ai tempi in cui era ministro dell'Interno e passavamo due o tre ore ad ascoltarlo. È stato un vero leader, veniva da Sassari, dalla Sardegna, isola che considerava gli italiani degli invasori. E lui rappresentò l'Italia senza tradire la spinta autonomista".

#AccaddeOggi: il 17 agosto del 2010 muore Francesco Cossiga
#AccaddeOggi: il 17 agosto del 2010 muore Francesco Cossiga
#AccaddeOggi: il 17 agosto del 2010 muore Francesco Cossiga
Una foto del politico sassarese negli anni dell'università (Ansa)
Una foto del politico sassarese negli anni dell'università (Ansa)
Una foto del politico sassarese negli anni dell'università (Ansa)
Una foto degli anni cinquanta (Ansa)
Una foto degli anni cinquanta (Ansa)
Una foto degli anni cinquanta (Ansa)
Il presidente del Consiglio Giulio Andreotti giura davanti al presidente della Repubblica (Ansa)
Il presidente del Consiglio Giulio Andreotti giura davanti al presidente della Repubblica (Ansa)
Il presidente del Consiglio Giulio Andreotti giura davanti al presidente della Repubblica (Ansa)
Insieme a Madre Teresa di Calcutta (Ansa)
Insieme a Madre Teresa di Calcutta (Ansa)
Insieme a Madre Teresa di Calcutta (Ansa)
Un frame del discorso di fine anno del 1985 (Ansa)
Un frame del discorso di fine anno del 1985 (Ansa)
Un frame del discorso di fine anno del 1985 (Ansa)
Stringe la mano a Bettino Craxi (Ansa)
Stringe la mano a Bettino Craxi (Ansa)
Stringe la mano a Bettino Craxi (Ansa)
Francesco Cossiga e Silvio Berlusconi (Ansa)
Francesco Cossiga e Silvio Berlusconi (Ansa)
Francesco Cossiga e Silvio Berlusconi (Ansa)
Con Carlo Azeglio Ciampi, Oscar Luigi Scalfaro e Giorgio Napolitano (Ansa)
Con Carlo Azeglio Ciampi, Oscar Luigi Scalfaro e Giorgio Napolitano (Ansa)
Con Carlo Azeglio Ciampi, Oscar Luigi Scalfaro e Giorgio Napolitano (Ansa)
Il funerale, celebrato il 20 agosto, con il feretro avvolto nella bandiera dei Quattro Mori (Ansa)
Il funerale, celebrato il 20 agosto, con il feretro avvolto nella bandiera dei Quattro Mori (Ansa)
Il funerale, celebrato il 20 agosto, con il feretro avvolto nella bandiera dei Quattro Mori (Ansa)

"È stato l'ultimo presidente della prima Repubblica - ha ricordato Gianfranco Rotondi, presidente della Fondazione Dc e vicecapogruppo alla Camera di Forza Italia - ma il fondatore e il leader morale della seconda, nata dalle sua analisi banalmente definite 'picconate'. Fu il primo a capire che la prima Repubblica era finita, fu il primo a intuire il ruolo che nella seconda avrebbe avuto Berlusconi, del quale amava dire che 'è troppo buono per riuscire in politica, dove è richiesta una quota di cattiveria'".

"Di Cossiga - ha detto lo scrittore Luigi Bisignani - manca soprattutto la sua distruttiva semplicità nel leggere la politica fuori dagli schemi e a capire come gli avvenimenti internazionali avrebbero condizionato l'Italia. Il muro di Berlino ieri, la guerra tra Usa e Cina oggi. Su questa crisi d'agosto Matteo Salvini avrebbe dovuto imparare la lezione di Cossiga sull'arte delle dimissioni. Si danno e non si annunciano perché altrimenti non si diventa più credibili. Cossiga ha fatto volontariamente e esemplarmente da ministro dell'Interno e da presidente della Repubblica".

"Con lui ho avuto un grande rapporto umano e politico - le parole dell'ex ministro Clemente Mastella -. Quando divenni ministro della Giustizia mi telefonò la mattina prestissimo dicendomi che era contento per me ma 'sappi che da questo momento due o tre procure intercetteranno te, tua moglie e la tua famiglia e vi indagheranno. Auguri Clemente'. Così fu".

Infine il ricordo commosso del figlio Giuseppe Cossiga: "Non amo commentare la sua attività politica, ma ricordarlo come mio padre. Mi manca molto, era un uomo diverso da come veniva percepito all'esterno e nella sua veste puramente politica. Se devo scegliere la veste politica con cui ricordarlo, scelgo quella del picconatore. Quello era mio padre".

(Unioneonline/D)
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