Il mostro è sempre lì, nascosto da qualche parte, in agguato. Vinto ma non sconfitto, non ancora, non del tutto. Martina Virdis, 22 anni, cagliaritana "col cuore a Teulada", lotta contro di lui da quando era un'adolescente. "La strada è lunga e ne sono consapevole - dice -, ma io sono in viaggio e nel mentre assaporo ogni secondo di questa vita nel migliore dei modi".

Un mostro chiamato Bed

Il demone che per tanti anni ha tormentato Martina si chiama "Binge eating disorder" o fame compulsiva, un grave disturbo alimentare come l'anoressia e la bulimia, forse meno noto ma probabilmente più diffuso.

"Non sapevo di essere malata - spiega -, dopo una vita passata a fare diete senza alcun risultato, pensavo che il problema fosse nel mio stomaco, invece era nella mia testa. Trascorrevo i giorni a letto, ad abbuffarmi, al buio, lontano da tutti, non sentivo emozioni e avevo sempre il desiderio di morire o suicidarmi. Ero impossessata da un mostro, lui era la mia compagnia, pensavo ogni giorno a quanto fossi imperfetta, grassa, bocciata due anni a scuola, fallita. Ero in un tunnel infinito, nero, senza luce".

Fuori dall'inferno

Ma in fondo a quel tunnel alla fine Martina la luce l'ha trovata. E ora vuole raccontare la sua storia, perché sa che in questo momento tantissime ragazze e ragazzine si sentono come si sentiva lei allora: impotente e senza speranza.

"Avevo bisogno di aiuto ma dicevo che andava tutto bene - racconta -, io ero quella forte, la roccia che non poteva stare male o dare altre preoccupazioni ai propri genitori". Sino a quando nella sua testa non è scattato qualcosa. "Mi sono ritrovata a un bivio in un momento molto preciso: avevo 19 anni, gli esami del sangue erano totalmente sballati e pesavo 150 chili. Ho capito che avevo due strade: farmi aiutare e provare a rinascere oppure lasciarmi morire. Decisi di riprendere in mano la mia vita".

La rinascita

Così nel 2016 Martina fece le valigie e partì in Lombardia per farsi ricoverare a Villa Miralago - centro specializzato per la cura dei disturbi alimentari - lontana dalla sua famiglia e dagli amici. Una scelta obbligata.

"Purtroppo in Sardegna siamo indietro di decenni - dice -, un supporto lo dà il Centro di igiene mentale ma l'unica struttura per curare questo tipo di disturbo ha aperto solo di recente a Iglesias. Fortunatamente ci sono anche tante associazioni di volontari, come "Voci nell'anima", "Il gesto interiore" e "Ananke", dove lavorano angeli sempre pronti a dare un aiuto concreto".

A Villa Miralago il percorso di riscatto è stato faticoso, doloroso e pieno di dubbi. "Mi ha aiutato tanto l'amicizia, il potersi confrontare e il lottare insieme per lo stesso scopo. Mi sono armata di coraggio e forza, mio padre e mia madre combattevano con me e se oggi sono qui devo ringraziare loro. È stato come andare sulle montagne russe, momenti alti e momenti bassi, ma alla fine anche la vita va così". Una catarsi che l'ha aiutata a capire i motivi più profondi di questo suo mal di vivere.

"Avevo un punto debole, il più difficile da modificare, la ricerca della perfezione, ho sempre voluto essere perfetta in tutto. Poi ho iniziato a conoscere il termine diversità e mi si è aperto un mondo. Tutte le mie battaglie non servivano a niente, la perfezione non esisteva, ho sprecato tempo, siamo tutti belli perché diversi, ognuno con le proprie sfumature". Il 1 settembre 2017 Martina è uscita dalla casa di cura. E per lei quella è la data della sua rinascita.

"Molti pensano che da un giorno all'altro ci si svegli e questo mostro sparisca ma non è così, sparisce dal momento che si chiede aiuto. Credo che il segreto sia fidarsi di chi ha studiato e sa come aiutarci, abbandonando le proprie convinzioni fondate sui siti fake di diete, blog pro-Ana o str***ate varie che mirano soltanto ad uccidervi".

La nuova vita

Oggi Martina è felice. Felice anche quando è triste, perché lì dentro quel tunnel buio non era solo tristezza. Si è diplomata in receptionist e dal 22 agosto vive a Londra, dove sta perfezionando la lingua. "La mia psicologa de 'Il Gesto Interiore' mi disse che se in questa vita non si rischia si perdono delle potenziali occasioni - conclude -, così ho fatto le valigie e sono partita per l'Inghilterra. Oggi assaporo la vita ogni giorno, nonostante il mio percorso continui. Sono riuscita a diplomarmi, nei miei tempi, perché ognuno ha i propri, non mi abbuffo, sono sicura di me stessa e mi pongo degli obiettivi. Ma la cosa più importante è che finalmente mi amo per come sono".

Massimo Ledda

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