Casa, dolce casa. Rifugio sicuro per intere generazioni, salvadanaio quasi scontato per risparmi e Tfr: vecchiaia più tranquilla per sé, futuro meno incerto per i figli, perfino un semplice investimento dal quale ricavare un gruzzolo intrigante. Ma la vita, negli ultimi tempi, ha pigiato il piede sull'acceleratore correndo a ritmi vertiginosi verso direzioni imprevedibili.

Sia chiaro, il mercato immobiliare resta sempre fra le mete più ambite dagli italiani. E negli ultimi mesi ha ridato slancio a chi non ha mai perduto fiducia in questo settore: le più recenti indagini degli esperti, infatti, registrano infatti numeri di nuovo positivi considerato che il rendimento del mattone, in quasi tutte le città (soprattutto in quelle medie) si aggira attorno al 5% lordo.

Il basso costo del denaro, e di conseguenza i tassi dei mutui frenati, sfidano i rendimenti negativi della liquidità parcheggiata sui conti correnti bancari e perfino dei Bot, invogliando i risparmiatori a puntare sui beni tradizionali.

L'orizzonte degli investimenti, tuttavia, negli ultimi tempi si è allargato invogliando un po' tutti a una lettura meno scontata della collocazione dei propri capitali. E le vie alternative, bisogna riconoscerlo, sono allettanti. Nelle ultime settimane, tanto per fare un esempio, il palladio ha toccato il record di oltre 2.500 dollari per oncia, con un'impennata del 23% nelle prime settimane del 2020. Un vero boom legato senza dubbio alla scarsità dell'elemento, ma anche alla crescente attenzione verso i temi della riduzione delle emissioni di CO2 che conduce alla produzione di marmitte catalitiche in grado di essere sempre meno inquinanti.

Il mercato dell'automobile, infatti, si sta orientando nuovamente ad acquistare sempre più veicoli a benzina, con marmitte che utilizzano appunto il palladio, e sempre meno a propulsione diesel, le cui marmitte utilizzano invece il platino. Ovvio, perciò, che a fronte di un'impennata delle quotazioni del palladio si registra una stagnazione dei prezzi del platino che qualche mese fa erano precipitati sotto i mille dollari l'oncia. Questa altalena dei prezzi può intimorire gli investitori, ma è chiaro che chi ha manovrato con oculatezza ha potuto festeggiare plusvalenze più che soddisfacenti.

Un'altra possibilità di diversificare i propri investimenti seguendo strade nuove e suggestive è quella di acquistare e di puntare sulla rivalutazione delle opere d'arte assicurandosene piccole quote e diventandone perciò comproprietari con l'obiettivo di beneficiare della crescita del suo valore.

L'opportunità di entrare nell'affare versando una somma anche minima rende finalmente realizzabile quello che è sempre stato il desiderio di tanti appassionati: possedere un capolavoro d'arte contemporanea o, comunque, investire su di esso. Tutto ciò sarà gestibile in ambiente digitale, dall'individuazione dell'opera fino alla scelta di quante quote da acquistare ed eventualmente anche la decisione di assicurarsi l'opera per intero. Sarà possibile acquistare una o più quote dal valore minimo di cento euro con un'aspettativa di rivalutazione attorno al 15% al momento della vendita dell'opera nel mercato aperto.

Infine, c'è chi considera anche il vino (quello pregiato, naturalmente) un'opera d'arte ed è disposto a scommettere sui vantaggi di un investimento in questo settore che sta attirando gli esperti ma anche chi, più semplicemente, intende diversificare il proprio portafoglio di acquisti. Non è semplice orientarsi, eppure il progetto piace sempre di più, anche perché si parla di profitti che raggiungono il 10% all'anno con un rischio relativamente basso.

Si può costituire un discreto portafoglio con una base attorno ai diecimila euro e, se possibile, ripetere l'operazione per alcuni anni in modo da ridurre il rischio di incappare in annate negative dal punto di vista climatico.

Non c'è dubbio che l'investimento presenti anche qualche svantaggio, a causa di un mercato ancora poco regolamentato o della scarsa trasparenza sui prezzi oppure sulle commissioni degli intermediari. Ma l'opzione non va scartata, soprattutto se si ha la possibilità di affidarsi ad un buon broker del vino; o, meglio ancora, se si ha l'esperienza necessaria per scegliere le etichette giuste, assumendosi l'onere di custodirle e rivenderle in maniera autonoma.
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