All'indomani dell'incontro al Ministero degli Esteri - nel quale si è iniziato a parlare di nuove possibili commesse per la Rwm di Domusnovas (alla quale verrà chiesto un impegno per la riassunzione dei dipendenti allontanati) - è la Rsu aziendale a prendere posizione per bocciare senza appello l'esito della riunione alla Farnesina.

"Non possiamo che considerare per nulla soddisfacente l'incontro a Roma sulla nostra vertenza. Sia per gli aspetti già evidenziati dai sindacati che per la mancanza di una netta presa di posizione da parte del Governo sull'industria della Difesa e in particolare sul futuro nel nostro stabilimento. Ricordiamo a tutti che i giorni passano e che molti colleghi che prima avevano un'occupazione ora non ce l'hanno più", si legge in una nota.

L'auspicio della Rsu è che "il Governo nazionale, come già ha fatto la Regione, confermi la strategicità del nostro stabilimento nell'ambito del contesto di Difesa nazionale ed europea".

Il sindacato, inoltre, rigetta "ogni ipotesi di riconversione dello stabilimento" e chiede che "nuovi progetti vengano considerati come un plus e non ritenuti alternativi". Infine dalla responsabilità sindacale unitaria Rwm arriva anche la richiesta che "al prossimo incontro sulla vertenza siano presenti anche i Ministeri della Difesa e del Lavoro".

Sull'argomento si registra anche l'intervento di Verdes - Sardegna Pulita, col netto rifiuto di ogni possibile nuova commessa bellica ed il rilancio dei progetti di riconversione.

"Di Maio - recita una nota del portavoce ambientalista Angelo Cremone - ricordi di essere anche Ministro per la Cooperazione Internazionale. L'Italia funga da esempio positivo prospettando e percorrendo altri scenari in cui i lavoratori non debbano avere rimorsi di coscienza".

Già alla vigilia dell'incontro al Ministero era arrivato l'appello del Comitato Riconversione Rwm alle istituzioni chiamate ad esprimersi: "Abbiate la lungimiranza di spezzare il tragico legame tra la nostra terra e le guerre. Puntiamo a diventare un riferimento internazionale per le politiche di pace, un esempio di riconversione economica e culturale".

Il comitato individua in ripristini ambientali, bonifiche minerarie, filiere agroalimentari, artigianali, turistiche, culturali e legate all'industria verde (compresa quella delle protesi tecnologiche) le possibili alternative alla produzione bellica nel territorio.

"Non vogliamo vivere di guerre, - è la conclusione della nota - la nostra gente, la sua salute, la possibilità di un lavoro duraturo, utile e degno per tutti, ci stanno a cuore".
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